La storia fino a qui è nota, ed è questa:
Prima c’era: chiostro di Sant’Apollonia aperto, chiostro di Sant’Apollonia vissuto, chiostro di Sant’Apollonia spazio pubblico.
Poi la Regione Toscana è entrata in possesso del posto (che le è stato passato dal demanio) e ha fatto due cose: 1) piazzare un insensato cancello all’ingresso del chiostro pubblico e 2) promuovere (su nostro impulso, perché sennò col cazzo) ben due processi partecipati su San Lorenzo e Sant’Apollonia che nelle conclusioni hanno entrambi dato indicazione per una pronta riapertura del cortile.
Da allora nulla è successo tranne tante sollecitazioni da parte nostra e di molti altri, tante mail, tante richieste di incontro. A cui però nulla è stato risposto, solo silenzio.
Tutto come se i processi partecipati non ci fossero stati.
Per questo ieri, martedì 30 giugno, abbiamo fatto un presidio sotto la Regione Toscana, in via Cavour.
Ci siamo radunati davanti a Palazzo Panciatichi alle 13.30, perché alle 14 sarebbe iniziato il consiglio regionale. Eravamo in tanti a testimonianza delle molte attività sociali, culturali e sportive che si svolgono nel quartiere.
Ci siamo radunati ieri, in occasione del Consiglio regionale, perché in quella seduta sono state presentate dai consiglieri di opposizione Tommaso Fattori e Paolo Sarti una mozione e un’interrogazione su perché il chiostro della Badessa, cioè il chiostro del plesso di Sant’Apollonia, non è ancora stato riaperto.
A questa interrogazione avrebbe dovuto rispondere Monica Barni (Assessora alla Cultura e vicepresidente), che tuttavia si è presentata in Consiglio solo dopo le 18.30 (e di poco si è quindi persa la nostra accoglienza), dando prova, o di aver avuto paura di un confronto diretto con tutte e tutti noi che l’avrebbe costretta ad un’assunzione di responsabilità, oppure che i 130 mila euro che annualmente spendiamo per il suo stipendio sono soldi decisamente mal spesi.
Ma lasciamo stare i dettagli e vediamo come la risposta che ha dato, scritta, all’interrogazione sul Chiostro della Badessa, contenga alcune cose strane, del tipo che la riapertura del chiostro è effettivamente uno degli obiettivi emersi dal processo partecipato e perciò la Regione darà indicazione al progettista incaricato della ristrutturazione, che prima o poi avverrà…
Ma qui davvero non si capisce perché un chiostro già perfettamente agibile non possa essere immediatamente riaperto, in attesa che i lavori nel plesso prendano avvio.
La risposta prosegue chiarendo il fatto che la Regione sia disponibile a valutare proposte che prevedano l’uso temporaneo per finalità di interesse pubblico del chiostro.
Bene, il quartiere di San Lorenzo ha bisogno di un luogo dove ci si possa incontrare in sicurezza, di uno spazio per studiare all’aperto, per svolgere le attività di Sostegno Alimentare portate avanti da noi ed altre realtà di quartiere, di un angolo di prato in cui fare gli allenamenti della Palestra Popolare, di un posto per realizzare, certe sere, un cinema all’aperto. Tutto come sempre gratuito, aperto a tutti e tutte, nel segno della solidarietà.
Ieri abbiamo aperto il chiostro, a dimostrazione che non possiamo più aspettare.
Tutte e tutti insieme abbiamo ripulito il prato dai vetri, calpestato finalmente quell’erba ormai quasi secca, raccolto le susine mature degli alberi piantati qualche anno fa, abbiamo fatto assemblea, e tutt* insieme ci siamo allenat*.
E sì, su quel prato, fra quelle colonne, si sta benissimo!
Ora annunciamo alla Regione e soprattutto a chi ci legge che, a partire da questa settimana, apriremo il chiostro alla cittadinanza. Per ora saranno due giorni alla settimana, il martedì e il giovedì. E vi aspettiamo.