Archivi categoria: Urbanistica e diritto alla città

IN PRESIDIO SOTTO IL CONSIGLIO REGIONALE! PER L’IMMEDIATA RIAPERTURA DEL CHIOSTRO DELLA BADESSA! PER SPAZI VERDI PUBBLICI IN CENTRO!

La storia fino a qui è nota, ed è questa: 

Prima c’era: chiostro di Sant’Apollonia aperto, chiostro di Sant’Apollonia vissuto, chiostro di Sant’Apollonia spazio pubblico.

Poi la Regione Toscana è entrata in possesso del posto (che le è stato passato dal demanio) e ha fatto due cose: 1) piazzare un insensato cancello all’ingresso del chiostro pubblico e 2) promuovere (su nostro impulso, perché sennò col cazzo) ben due processi partecipati su San Lorenzo e Sant’Apollonia che nelle conclusioni hanno entrambi dato indicazione per una pronta riapertura del cortile.

Da allora nulla è successo tranne tante sollecitazioni da parte nostra e di molti altri, tante mail, tante richieste di incontro. A cui però nulla è stato risposto, solo silenzio.

Tutto come se i processi partecipati non ci fossero stati.

 

Per questo ieri, martedì 30 giugno, abbiamo fatto un presidio sotto la Regione Toscana, in via Cavour.

Ci siamo radunati davanti a Palazzo Panciatichi alle 13.30, perché alle 14 sarebbe iniziato il consiglio regionale. Eravamo in tanti a testimonianza delle molte attività sociali, culturali e sportive che si svolgono nel quartiere.

Ci siamo radunati ieri, in occasione del Consiglio regionale, perché in quella seduta sono state presentate dai consiglieri di opposizione Tommaso Fattori e Paolo Sarti una mozione e un’interrogazione su perché il chiostro della Badessa, cioè il chiostro del plesso di Sant’Apollonia, non è ancora stato riaperto. 

A questa interrogazione avrebbe dovuto rispondere Monica Barni (Assessora alla Cultura e vicepresidente), che tuttavia si è presentata in Consiglio solo dopo le 18.30 (e di poco si è quindi persa la nostra accoglienza), dando prova, o di aver avuto paura di un confronto diretto con tutte e tutti noi che l’avrebbe costretta ad un’assunzione di responsabilità, oppure che i 130 mila euro che annualmente spendiamo per il suo stipendio sono soldi decisamente mal spesi.

Ma lasciamo stare i dettagli e vediamo come la risposta che ha dato, scritta, all’interrogazione sul Chiostro della Badessa, contenga alcune cose strane, del tipo che la riapertura del chiostro è effettivamente uno degli obiettivi emersi dal processo partecipato e perciò la Regione darà indicazione al progettista incaricato della ristrutturazione, che prima o poi avverrà…

Ma qui davvero non si capisce perché un chiostro già perfettamente agibile non possa essere immediatamente riaperto, in attesa che i lavori nel plesso prendano avvio.

La risposta prosegue chiarendo il fatto che la Regione sia disponibile a valutare proposte che prevedano l’uso temporaneo per finalità di interesse pubblico del chiostro.

Bene, il quartiere di San Lorenzo ha bisogno di un  luogo dove ci si possa incontrare in sicurezza, di uno spazio per studiare all’aperto, per svolgere le attività di Sostegno Alimentare portate avanti da noi ed altre realtà di quartiere, di un angolo di prato in cui fare gli allenamenti della Palestra Popolare, di un posto per realizzare, certe sere, un cinema all’aperto. Tutto come sempre gratuito, aperto a tutti e tutte, nel segno della solidarietà.

Ieri abbiamo aperto il chiostro, a dimostrazione che non possiamo più aspettare.

Tutte e tutti insieme abbiamo ripulito il prato dai vetri, calpestato finalmente quell’erba ormai quasi secca, raccolto le susine mature degli alberi piantati qualche anno fa, abbiamo fatto assemblea, e tutt* insieme ci siamo allenat*.

E sì, su quel prato, fra quelle colonne, si sta benissimo!

Ora annunciamo alla Regione e soprattutto a chi ci legge che, a partire da questa settimana, apriremo il chiostro alla cittadinanza. Per ora saranno due giorni alla settimana, il martedì e il giovedì. E vi aspettiamo.

 

SI CONCLUDE LA PRIMA PARTE DEL PROCESSO PARTECIPATIVO “LABORATORIO SANT’APOLLONIA”

Report finale del processo partecipativo Laboratorio Sant’Apollonia

“L’evento conclusivo si è svolto il 20 novembre 2019, alla presenza di 39 partecipanti
registrati. La restituzione, condivisa con i partecipanti nell’incontro del 13 novembre, è stata
effettuata tramite una presentazione in slides (vedi allegato 13 Presentazione evento
conclusivo) a cura di MHC-Progetto Territorio, seguita da alcuni interventi dei partecipanti in
rappresentanza di studenti, Polveriera, operatori culturali e università.
La Polveriera ha consegnato anche un Documento di richieste e proposte (vedi allegato 14)
che riguardano sia l’immediato sia la fase successiva di gestione del “Laboratorio
SantApollonia”, che prevede anche il monitoraggio partecipato e la trasparenza durante la
fase di apertura dei cantieri. Sono intervenuti poi Vanni Santoni, scrittore che ha partecipato
in passato alla stesura di un appello pro-Polveriera, il dirigente Roberto Ferrari e l’assessora
Barni.
Nella sintesi condivisa emerge con chiarezza al termine del processo la consapevolezza che:
1. Non è importante definire cosa si fa negli spazi ma come.
2. Definire il modello di gestione e definire un approccio culturale sono due cose
strettamente legate.
3. Approfondire il modello di gestione e quello di sostenibilità economica è, per molti
partecipanti, una priorità.
Per questo si chiede alla regione di continuare a tenere aperto un tavolo su questo. Dalla
Regione è emersa una totale disponibilità a proseguire il dialogo.”

Tutti i documenti:
https://partecipa.toscana.it/web/laboratorio-sant-apollonia

Focus Group Polveriera

https://partecipa.toscana.it/documents/1298497/0/Focus+group+Polveriera.pdf/7c6e42af-47d8-4065-bf83-f73be149a7e5?t=1571603557746

DOCUMENTO INTEGRATIVO LABORATORIO SANT’APOLLONIA

Il 20 novembre abbiamo scritto all’assessora Barni con le seguenti integrazioni alle conclusioni del processo partecipativo, delineando, in accordo con le conclusioni di tutti gli altri partecipanti, delle linee guida su come continuare la progettazione condivisa e una lista di interventi urgenti da mettere subito in atto per la vivibilità del complesso.
La Polveriera Spazio Comune

Interventi urgenti:

Il “Laboratorio Sant’Apollonia” può essere considerato come inizio del dialogo da parte degli enti regionali ma non come anno zero della partecipazione a Santa Apollonia. Un processo di coinvolgimento cittadino nella ridefinizione del complesso è già presente dal 2014 con la nascita della Polveriera Spazio Comune e del comitato Santa Apollonia Bene Comune come testimoniano i documenti allegati al progetto di valorizzazione approvato nel 2015.
Tale ricchezza e attenzione non deve essere cancellata con interventi invasivi, al contrario su di essa devono essere plasmati questi ultimi, nel rispetto di quanto emerso durante il processo partecipato e degli atti approvati presso la Regione Toscana stessa.
L’abitare quotidiano del complesso ha dunque bisogno di essere valorizzato a partire da quanto esistente ed in tal senso devono essere approvati interventi urgenti che ne permettano la continuità in un ambiente consono.
Per quanto riguarda tali interventi come Polveriera Spazio Comune crediamo sia importante dare priorità alcuni degli elementi, per quanto banali, che negli anni sono stati riferiti agli enti gestori senza ottenere effetto. Alla luce di quanto emerso dal Laboratorio Sant’Apollonia crediamo che questi siano ulteriormente legittimati e che vadano, quindi, inseriti nella documentazione del processo.
La messa in campo di tali azioni risulta fondamentale per poter creare un ambiente adatto al successivo sviluppo del percorso.

1 Pulizia
– Istituire un turno di pulizie quotidiano di tutti gli spazi aperti del complesso in carico agli enti gestori
– Collocare in tutti gli spazi aperti contenitori di rifiuti adatti alla raccolta differenziata e provvedere allo smaltimento dei rifiuti stessi
– Definizione di un riferimento per i rapporti con Alia a carico di DSU (o altro ente regionale) per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti

2 Manutenzione urgente

– Attivazione di un tavolo fra abitanti, manutentori e tecnici per la definizione degli interventi prioritari nella messa in sicurezza degli spazi aperti e avvio degli stessi.
In particolare si tiene a elencare le seguenti urgenze:
– messa in sicurezza della scala d’accesso con interventi per favorire lo smaltimento delle acque meteoriche (garantire un accesso sicuro da ora a prescindere dai progetti realizzabili fra anni)
– regolazione dell’illuminazione negli spazi aperti per garantirne la presenza costante durante l’orario di apertura
– messa in sicurezza (sigillando provvisoriamente l’apertura) della cappa in amianto esposta lungo il loggiato dal danneggiamento della controparete
– riparazione del giunto fra gronda e tubature lungo il loggiato nord onde evitare ulteriori allagamenti e danni alle strutture (interventi sul degrado delle finiture provocato dell’incuria potranno essere demandati alle fasi successive).

3 Apertura
– Apertura immediata del cancello e rinnovata fruibilità degli spazi aperti a piano terreno, sia per quanto riguarda il chiostro della Badessa che il cortile sud e chiostro delle Novizie.
– Spostamento della guardia giurata (già presente) presso l’entrata principale del complesso

4 Gestione dei conflitti e marginalità

– Avvio immediato di un progetto sperimentale in collaborazione con la cooperativa sociale CAT (ed in particolare con i progetti centro Java, Outsiders, Extreme e Firenze vivibile) per la realizzazione di un punto di ascolto e coprogettazione negli spazi del loggiato.
L’intervento deve essere volto a garantire una presenza quotidiana (pomeridiana e-o serale) degli operatori e indirizzato verso l’allestimento temporaneo di uno spazio chill-out dove possano essere messe in campo le competenze della cooperativa nelle aree di riduzione del danno, prevenzione e mediazione artistica. Dalla fase di ascolto il percorso dovrebbe tendere verso una progettualità condivisa con gli utenti negli ambiti emersi; deve essere favorito l’accesso di tali progetti ai servizi forniti dagli enti regionali entro il complesso.
Per garantire l’integrazione dell’intervento con il quartiere gli operatori, quando ne valutino la necessità, devono essere liberi e sostenuti nel portare azioni anche nel rione e nel reindirizzare gli utenti verso ulteriori progetti attivi della cooperativa.
Tale intervento deve essere dotato di un presupposto economico non inferiore a quello destinato alla vigilanza privata.
– avvio di un tavolo sulle marginalità giovanili e la riduzione del danno con il coinvolgimento di abitanti, enti regionali e enti specializzati (CAT, marginalità toscana, ASL, servizi territoriali, ecc)
Passi successivi alla conclusione del processo partecipativo:
il processo partecipativo “Laboratorio sant’Apollonia” rappresenta il primo passo verso il dialogo da parte della Regione Toscana nei confronti degli abitanti del complesso e della città. Per quanto ciò venga considerato positivamente e rappresenti un primo elemento di discontinuità con il passato non può, tuttavia, essere considerato esaustivo. La limitatezza di tempi e mezzi del processo stesso lo definiscono come una prima operazione ricognitiva rispetto il futuro di S. Apollonia alla quale risulta necessario dar seguito, nel rispetto delle volontà emerse nel processo stesso e negli anni precedenti.
(valutazioni sul processo : tempi, costi, tipo di analisi, costruzione di una proposta. Processo polveriera, chissà come mai c’è sostegno, buttare tutto, serve spazio.

Apertura
All’amministrazione della Regione Toscana ed agli enti da essa dipendenti è dunque richiesto di avviare con la massima urgenza un dialogo che possa portare avanti quanto iniziato.
Tale confronto deve poter essere inteso non come semplice strumento consultivo ma come vero e proprio luogo decisionale per la messa in campo di una strategia di rigenerazione del complesso.
Perché ciò possa avvenire deve essere garantita l’apertura a tutte e tutti la partecipazione a questo percorso e garantita allo stesso l’autonomia necessaria.
Tutelare la non escludibilità significa non porre filtri alla partecipazione ad eccezione di quelli necessari alla difesa dell’apertura stessa. Unici parametri di limitazione devono essere dunque quelli volti a limitare comportamenti escludenti applicando i principi di antifascismo, antisessismo e antirazzismo.
Considerato il contesto in cui questo percorso si inserisce, caratterizzato dalla forte presenza di disuguaglianze, è da considerarsi elemento di indirizzo la gratuità nell’accesso agli spazi e alle iniziative che vengano messe in campo.

Orizzontalità
Il percorso non può limitarsi a la definizione di generici indirizzi ma deve permettere la partecipazione diretta nella crescita del nuovo polo culturale. Il dialogo con la comunità di riferimento del bene deve essere impostato attraverso strumenti che ne garantiscano l’orizzontalità. Tali strumenti possono evolversi durante il tempo, anche grazie al potere di legiferare di cui la Regione Toscana è dotata.
La realizzazione di tali obbiettivi passa attraverso l’utilizzo di metodi decisionali che vadano a ricercare il consenso fra gli attori e non il raggiungimento di una semplice maggioranza ne tantomeno l’imposizione di decisioni prese in altre sedi.
Oltre all’apertura, dunque, deve essere favorita anche l’accessibilità del bene, ovvero facilitata la possibilità di un uso diretto da parte della comunità, attraverso il quale possa essere messa in campo la progettualità collettiva. Per ovviare a possibili problematiche organizzative possono essere previsti percorsi paralleli, dotati di una propria autonomia (in mezzi e uso degli spazi) di cui può rendersi necessario un coordinamento. Un eventuale coordinamento deve comprendere i partecipanti dei percorsi stessi e poter essere strutturato sulla base delle volontà che da questi emergano.
Processo incrementale
Perché possa essere realmente messa in campo una progettualità innovativa, come dichiarato dagli stessi amministratori, è vincolante non adottare soluzioni emergenziali e affrettate che abbiano come conseguenza la delega di progettazione e messa in opera a terzi. Non è altresì immaginabile la definizione a priori di un modello gestionale e di una soluzione costruttiva se non si vuole interrompere il processo avviato.
Si chiede dunque agli enti gestori lo sforzo necessario alla messa in campo di strumenti incrementali, che possano raggiungere la configurazione definitiva attraverso una gestione positiva delle temporaneità previste dall’intervento.
E’ quindi imprescindibile la trasformazione del processo di valorizzazione in un cantiere sperimentale che possa coordinare e interconnettere gli interventi edilizi con l’uso esistente.
Tale sperimentazione vuole mettere in costante confronto la progettualità pregressa con la pratica concreta, attraverso un processo ciclico di azione-feedback in grado di adattare le forme organizzative di spazio e gestione.
Un processo complesso con queste caratteristiche necessità di spazi e tempi che lascino un margine di ridefinizione organizzativa in itinere.

La definizione degli interventi edilizi deve essere oggetto anch’essa di valutazione collettiva, sotto gli aspetti della priorità, della progettazione e della loro sequenza. Così facendo si renderà possibile la programmazione delle temporaneità del cantiere ed una loro armonizzazione con l’uso del complesso.
Una classificazione delle urgenze nella manutenzione deve essere redatta da tecnici specificando l’ambito in cui queste si inseriscano, differenziando gli interventi volti a migliorare la stabilità strutturale, garantire la conservazione degli elementi di valore patrimoniale, adeguare le dotazioni tecnico-impiantistiche o realizzare nuovi spazi. La comunità deve essere capacitata nell’affrontare decisioni rispetto questi temi, attraverso una informazione trasparente ed il coinvolgimento delle numerose realtà accademiche, e non, presenti.
Particolarmente rilevante risulta essere il tema del miglioramento sismico della costruzione e i provvedimenti legati alla stabilità della stessa, fondamentali per garantirne il perdurare nel tempo e la sicurezza degli abitanti.
Le operazioni volte a conservarne il patrimonio storico-artistico dovrebbero invece essere anticipate dallo studio dello stesso, sia in senso strettamente tecnico che culturale-accademico, indirizzando l’impegno verso una rafforzata connessione fra valore storico e comunità depositaria.
D’altra parte interventi mirati al raggiungimento di un non meglio specificato “decoro” devono poter essere valutati dalla popolazione, specialmente quando si vada ad operare su beni culturali oggetto di tutela (vedi ad es. la rintonacatura del porticato con eliminazione delle scritte presenti).
Una valutazione approfondita di questo tipo garantirebbe una destinazione delle risorse consona alla progettualità collettiva e risulterebbe essa stessa parte del processo di arricchimento dei legami fra abitanti e patrimonio.
Delineando una strategia condivisa di interventi può essere chiarita l’evoluzione degli stessi negli spazi del complesso. La cantierizzazione parziale porterà inevitabilmente a usi temporanei i quali possono essere gestiti attraverso la progettazione di luoghi effimeri, utili ai processi in corso e al collocamento temporaneo delle attività.

La messa in campo di strategie di gestione che coinvolgano la popolazione può essere favorita attraverso ulteriori processi partecipati o forme alternative che possano garantire agli stessi un margine di autodeterminazione sufficiente a poter costituire una reale forma di progettazione collettiva di attività e spazi. L’organizzazione di percorsi o eventi temporanei, allestimenti effimeri e autocostruzione vanno di conseguenza considerati come messa in opera di scenari utili alla valutazione delle strategie.
Operando con una logica incrementale è possibile, poi, agire nella direzione di un consolidamento progressivo delle conformazioni emerse nell’uso. Dall’azione effimera è possibile passare ad un uso temporaneo ed in fine ad una stabilizzazione dello stesso secondo le forme ottimali verificate dalla prassi concreta dell’abitare gli spazi.
Per mettere in campo ciò è indicato il coinvolgimento degli abitanti stessi nella realizzazione delle opere, avvalendosi degli esempi esistenti nel tema dell’autorecupero.
Se dinamiche di questo tipo verranno messe in pratica negli anni di attività del cantiere queste comporteranno l’organizzazione progressiva degli attori presenti, generando il modello gestionale richiesto, che potrà essere adottato in seguito.
Una simile organizzazione progressiva può essere ottenuta tramite l’avvio di differenti processi (nella forma di processi partecipati o altro) dotati di una propria autonomia nell’uso e l’adattamento degli spazi, suddivisi secondo le necessità emerse durante il laboratorio. Tale divisione dei processi richiederebbe un livello ulteriore di coordinamento che possa confrontarsi con le problematiche tecniche e gestionali dell’intero sistema.

Integrazione
Nel rispetto di quanto emerso dal processo partecipato è richiesto che i servizi di Regione Toscana presenti nel complesso siano coerenti con la progettualità di un polo culturale aperto alla città e alla partecipazione. È, quindi, importante che gli spazi dell’ex convento siano destinati a enti e realtà dotati di un forte legame con territorio e città, a ciò deve aggiungersi l’impegno degli enti stessi nella definizione di strategie e spazi per favorire l’accessibilità e la partecipazione ai servizi presenti.
In riferimento a ciò risulta particolarmente inappropriata la presenza della Fondazione Toscana Spettacolo che non rispetta tale vincolo ne è legata a Santa Apollonia da un lungo percorso e che potrebbe trovare più idonea collocazione in altri spazi meno votati all’apertura (in tal senso si sottolinea la disponibilità di spazi presso il nuovo teatro del maggio musicale, collocazione coerente con la progettualità dell’ente, oltre alla presenza di numerosi immobili abbandonati o in vendita in proprietà alla Regione Toscana).
Al fine di completare la messa a sistema del complesso in tutte le sue parti si ritiene necessario avviare un dialogo con l’ente gestore dell’ala nord in cui è situato il refettorio, attualmente museo del Cenacolo di Santa Apollonia. Con tale spazio museale è certamente possibile costruire sinergie, che portino attività all’interno del pregevole ma sottoutilizzato spazio del salone. Può, in questo senso, essere valutata l’opportunità di riaprire l’ingresso preesistente che metteva in connessione diretta Cenacolo e chiostro della Badessa.
In fine, per riuscire a rigenerare l’intero complesso, è fortemente richiesta l’acquisizione dell’ala nord-est attualmente in proprietà al demanio militare e in stato di abbandono da anni. I locali un tempo destinati al circolo ex-sottufficiali potrebbero dare una risposta alla richiesta di soluzioni abitative emerse dalla componente studentesca e aprire spazi a contatto con il quartiere. Tale acquisizione è inoltre vincolante per una possibile sistemazione strutturale dei locali oggi occupati dalla Polveriera Spazio Comune, trovandosi in sopraelevamento posticcio a questi.

Firenze
20 novembre 2019

4 nov 1966 – 2016, Cinquant’anni dall’alluvione: quello che resta.

A fronte del trionfalismo istituzionale utilizzato per commemorare il cinquantesimo anniversario dell’alluvione di Firenze, sentiamo la necessità di dar vita ad una contro-celebrazione volta a mettere in luce le dinamiche di svendita della città innescatesi in seguito all’evento del 4 novembre 1966. Questo consente di sviluppare riflessioni sullo stato di fatto, sia dal punto di vista sociale che ambientale; inoltre è un’occasione per ribadire l’importanza di una visione integrata del territorio e delle lotte per la sua rivendicazione.
  
PROGRAMMA:
CAMMINATA NEI LUOGHI SIMBOLO DELL’ALLUVIONE
ore 15:00 – 16:30
– Piazza Santa Croce;
– Biblioteca Nazionale;
– Piazza Ciompi
INTERVENTI, DIBATTITO, PROIEZIONE DEL VIDEO “NON SIAMO ANGELI”, 
presso La Polveriera Spazio Comune, ore 17:00 – 20:30
Interverranno:
– Roberto Budini Gattai, docente di urbanistica presso l’Università di Firenze, Facoltà di Architettura
– Vincenzo Simoni, Unione Inquilini
– Lorenzo Bargellini, Movimento di Lotta per la Casa
– Sergio Canfailla e Lorenzo Giudici, autori del video “Non siamo angeli”
CENA POPOLARE IN POLVERIERA  + MUSICA DAL VIVO, presso La Polveriera Spazio Comune
ore 20:30 – 22.30

MAI PIU CANCELLI IN SANT’APOLLONIA!

Domenica 18 settembre abbiamo dato avvio alle nostre attività alla luce della ri-apertura del cortile, rimasto chiuso sin da giugno per i lavori di rifacimento del prato. Ma qui non vogliamo concentrarci sulla perplessità che può destare l’eccessiva durata del cantiere (tre mesi); su questo abbiamo speso alcune parole in un altro comunicato (QUI).
Maggiori perplessità, per non dire profonda amarezza, sono nate quando abbiamo appreso che l’obbiettivo dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio(DSU) è di chiudere il chiostro appena riqualificato con un cancello, di cui la rete metallica che avete visto ultimamente non è che un beffardo spettro.
Rivendichiamo l’apertura del chiostro: abbiamo scacciato lo spettro, per adesso.
Quel che qui ci interessa chiarire è che l’apertura del cancello si è resa necessaria per garantire l’inviolabilità della pubblica fruizione di uno spazio – questo del chiostro di dell’ex convento di Sant’Apollonia – che rappresenta una felice eccezione in un centro storico sempre meno verde e sempre meno vivibile.
Pretendiamo che il chiostro rimanga sempre accessibile: il degrado usato come spauracchio contro l’apertura al pubblico deriva dalla gestione burocratica e fallimentare di Regione Toscana e DSU e prolifica a causa dell’incuria, dell’assenza di manutenzione e della mai avviata ristrutturazione del plesso.
Pretendiamo inoltre l’immediata riapertura dell’aula studio al piano terra, chiusa dopo neanche un anno dalla sua inaugurazione per l’incuria della gestione, che si nasconde dietro motivazioni come quella dello spaccio, il quale è semplice conseguenza dell’abbandono dello stabile in questione.
Chi conosce il nostro quartiere sa di cosa parliamo: di un quartiere diviso, carente di ogni servizio e
avvelenato da spaccio e consumo di eroina. Storicamente dalla chiusura di spazi aperti (vocati, per natura formale, a raccogliere persone) non è mai nato nulla di buono. L’azione di chiudere il chiostro di Sant’Apollonia è in linea con la generale tendenza ad indirizzare le persone, come fossero automi, a frequentare sempre gli stessi spazi, le stesse piazze, a percorrere le stesse strade congestionate di luoghi pianificati a tavolino per il “tempo libero”.
La sicurezza non si assicura mettendo un cancello o chiudendo gli spazi vivi, l’effetto anzi sarà contrario.
Se c’è un’unità di vicinato, se le persone “controllano” naturalmente i luoghi che vivono si innescano meccanismi cooperazione, ma se le persone non ci sono tutto ciò non è minimamente possibile.
In un quartiere in cui convivono la vecchia residenza “autoctona” e la “nuova popolazione” – ovvero le centinaia di studenti fuori sede che vi abitano, i tanti giovani che si dividono l’affitto per trovare lavoro (spesso precario) in centro, ed i tanti nuovi cittadini extracomunitari, noi (inteso come noi che viviamo genuinamente gli spazi) – l’alternativa è rappresentata da una gestione diversa, cooperativa e partecipata.
Chiediamo infine l’istituzione di una figura nel cortile che ne garantisca l’apertura, la cura e la pulizia. Che questo avvenga assumendo nuovo personale o aumentando il monte ore o rivendendo i turni questo sarà da decidere di concerto con i lavoratori del DSU e della ditta che gestisce in appalto la mensa universitaria.
MAI PIU CANCELLI IN SANT’APOLLONIA!

C’era un grande prato verde…

Senza alcun avvertimento agli studenti/esse ed ai lavoratori/trici della mensa universitaria del complesso di S. Apollonia, o ai cittadini del quartiere che da decenni vivono lo spazio, l’15 Giugno
sono iniziati dei lavori di ristrutturazione del manto erboso del chiostro.
Il primo intervento di Giugno.
  
Dopo pochi giorni di lavoro sul terreno, il complesso di proprietà regionale è rimasto inagibile per 3 mesi. Solo i primi di Settembre infatti i lavori sono ripresi per stendere il suddetto manto erboso.
In questo contesto sono almeno tre i punti critici che alimentano domande e perplessità:
Non c’è stata nessuna trasparenza sui tempi e le modalità di svolgimento dei lavori. Trattandosi di un luogo pubblico dovrebbe esserne visionabile il progetto, ma fin dall’inizio pareva che né Regione né DSU lo conoscessero, vista la laconicità delle loro risposte alle nostre domande.
– Ci è stato esplicitamente detto -seppur informalmente- che c’è la volontà di installare un secondo cancello per chiuder l’accesso al cortile, rendendolo mero “giardinetto” da “vedere ma non toccare”, se non per i buffet e le conferenze private che si svolgono nell’Auditorium al piano terra, in linea con la strategia della “città vetrina”.
I costi, stimati sui 50mila €, comprendono quindi questo cancello? O sono stati spesi solo per il rifacimento del prato?
Se la possibilità dell’installazione di un cancello non la consideriamo accettabile a prescindere, ci chiediamo anche perché i lavori, che dovrebbero fondamentalmente consistere nella disposizione di un nuovo manto erboso e nell’installazione di un sistema di irrigazione, sono andati avanti a ritmi ridicoli (o meglio, è tutto bloccato) per oltre tre mesi. Sarà mica stata questa la motivazione di un costo così esoso per questa -pur importante ma non così costosa- opera?
Intanto noi ne rivendichiamo l’apertura, in occasione della giornata di laboratorio di costruzioni con materiali di recupero datata Domenica 18 Settembre.
Abbiamo fabbricato tre sedute con bancali recuperati da alcuni dei tanti stabilimenti della logistica nell’area industriale fiorentina. Inoltre abbiamo posizionato cartelli che indicano l’importanza della tutela del chiostro e del verde urbano.

QUESTIONI DI MAFIA – Urbanistica e legalità + spettacolo teatrale ASCUTAMI. VOCI RIBELLI ALLA MAFIA

MERCOLEDI’ 6 LUGLIO appuntamento dalle ore 18:30 in Polveriera con QUESTIONI DI MAFIA

PROGRAMMA:
Ore 18:30 >> APERITIVO
Ore 19:30 >> LEZIONE D’URBANISTICA E DIBATTITO: “Urbanistica, mafia, corruzione e legalità”. Riflessioni su dinamiche di formazione, modalità di diffusione e conseguenze delle infiltrazioni mafiose negli enti locali. Si presterà particolare attenzione al rapporto fra gestione del territorio e pianificazione in senso stretto, con l’intento di mostrare quali siano le principali ripercussioni socio-economiche derivanti da un sistema fondato sulla corruzione.

Interverranno:
– Vittorio Mete, sociologo dei fenomeni politici e ricercatore presso l’Università di Firenze
– Alberto Ziparo, docente in Pianificazione dei trasporti e delle infrastrutture presso l’Università di Firenze, Facoltà di Architettura
– Andrea Alcalini, dottorando in Pianificazione Urbana e Territoriale presso l’Università di Firenze, Facoltà di Architettura

ORE 21.00
“ASCUTAMI. VOCI RIBELLI ALLA MAFIA” – Spettacolo teatrale
Altroteatro – Associazione Culturale Firenze

Orazione civile di e con
– Roberto Caccamo

Accompagnamento musicale
– Antonio Lombardi
– Giancarlo Rossi
– Vincenzo Santaniello
– Francesca Vannucci

Regia di:
Antonello Nave

Firenze, città delle opportunità… per chi?

Se già l’estate si preavvisava come torrida, tra i primi lavori per l’INCENERITORE di Case Passerini, quelli per la TRAMVIA, la minaccia di quelli per LA NUOVA PISTA DELL’AEROPORTO, lo SMOG, le CENE DI LUSSO SULL’ARNO, i pericoli di SVENDITA di MONDEGGI, PARCHEGGI INTERRATI, PIAZZE SNATURATE

L’Amministrazione Nardella, con la benedizione di Renzi e la collaborazione del Presidente della Regione Toscana Rossi, stanno preparando per voi la nuovissima FIRENZE CITTA DELLE OPPORTUNITA’:
INVESTinFLORENCEtubo from Lapo L. Veriera on Vimeo.