DOCUMENTO INTEGRATIVO LABORATORIO SANT’APOLLONIA

Il 20 novembre abbiamo scritto all’assessora Barni con le seguenti integrazioni alle conclusioni del processo partecipativo, delineando, in accordo con le conclusioni di tutti gli altri partecipanti, delle linee guida su come continuare la progettazione condivisa e una lista di interventi urgenti da mettere subito in atto per la vivibilità del complesso.
La Polveriera Spazio Comune

Interventi urgenti:

Il “Laboratorio Sant’Apollonia” può essere considerato come inizio del dialogo da parte degli enti regionali ma non come anno zero della partecipazione a Santa Apollonia. Un processo di coinvolgimento cittadino nella ridefinizione del complesso è già presente dal 2014 con la nascita della Polveriera Spazio Comune e del comitato Santa Apollonia Bene Comune come testimoniano i documenti allegati al progetto di valorizzazione approvato nel 2015.
Tale ricchezza e attenzione non deve essere cancellata con interventi invasivi, al contrario su di essa devono essere plasmati questi ultimi, nel rispetto di quanto emerso durante il processo partecipato e degli atti approvati presso la Regione Toscana stessa.
L’abitare quotidiano del complesso ha dunque bisogno di essere valorizzato a partire da quanto esistente ed in tal senso devono essere approvati interventi urgenti che ne permettano la continuità in un ambiente consono.
Per quanto riguarda tali interventi come Polveriera Spazio Comune crediamo sia importante dare priorità alcuni degli elementi, per quanto banali, che negli anni sono stati riferiti agli enti gestori senza ottenere effetto. Alla luce di quanto emerso dal Laboratorio Sant’Apollonia crediamo che questi siano ulteriormente legittimati e che vadano, quindi, inseriti nella documentazione del processo.
La messa in campo di tali azioni risulta fondamentale per poter creare un ambiente adatto al successivo sviluppo del percorso.

1 Pulizia
– Istituire un turno di pulizie quotidiano di tutti gli spazi aperti del complesso in carico agli enti gestori
– Collocare in tutti gli spazi aperti contenitori di rifiuti adatti alla raccolta differenziata e provvedere allo smaltimento dei rifiuti stessi
– Definizione di un riferimento per i rapporti con Alia a carico di DSU (o altro ente regionale) per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti

2 Manutenzione urgente

– Attivazione di un tavolo fra abitanti, manutentori e tecnici per la definizione degli interventi prioritari nella messa in sicurezza degli spazi aperti e avvio degli stessi.
In particolare si tiene a elencare le seguenti urgenze:
– messa in sicurezza della scala d’accesso con interventi per favorire lo smaltimento delle acque meteoriche (garantire un accesso sicuro da ora a prescindere dai progetti realizzabili fra anni)
– regolazione dell’illuminazione negli spazi aperti per garantirne la presenza costante durante l’orario di apertura
– messa in sicurezza (sigillando provvisoriamente l’apertura) della cappa in amianto esposta lungo il loggiato dal danneggiamento della controparete
– riparazione del giunto fra gronda e tubature lungo il loggiato nord onde evitare ulteriori allagamenti e danni alle strutture (interventi sul degrado delle finiture provocato dell’incuria potranno essere demandati alle fasi successive).

3 Apertura
– Apertura immediata del cancello e rinnovata fruibilità degli spazi aperti a piano terreno, sia per quanto riguarda il chiostro della Badessa che il cortile sud e chiostro delle Novizie.
– Spostamento della guardia giurata (già presente) presso l’entrata principale del complesso

4 Gestione dei conflitti e marginalità

– Avvio immediato di un progetto sperimentale in collaborazione con la cooperativa sociale CAT (ed in particolare con i progetti centro Java, Outsiders, Extreme e Firenze vivibile) per la realizzazione di un punto di ascolto e coprogettazione negli spazi del loggiato.
L’intervento deve essere volto a garantire una presenza quotidiana (pomeridiana e-o serale) degli operatori e indirizzato verso l’allestimento temporaneo di uno spazio chill-out dove possano essere messe in campo le competenze della cooperativa nelle aree di riduzione del danno, prevenzione e mediazione artistica. Dalla fase di ascolto il percorso dovrebbe tendere verso una progettualità condivisa con gli utenti negli ambiti emersi; deve essere favorito l’accesso di tali progetti ai servizi forniti dagli enti regionali entro il complesso.
Per garantire l’integrazione dell’intervento con il quartiere gli operatori, quando ne valutino la necessità, devono essere liberi e sostenuti nel portare azioni anche nel rione e nel reindirizzare gli utenti verso ulteriori progetti attivi della cooperativa.
Tale intervento deve essere dotato di un presupposto economico non inferiore a quello destinato alla vigilanza privata.
– avvio di un tavolo sulle marginalità giovanili e la riduzione del danno con il coinvolgimento di abitanti, enti regionali e enti specializzati (CAT, marginalità toscana, ASL, servizi territoriali, ecc)
Passi successivi alla conclusione del processo partecipativo:
il processo partecipativo “Laboratorio sant’Apollonia” rappresenta il primo passo verso il dialogo da parte della Regione Toscana nei confronti degli abitanti del complesso e della città. Per quanto ciò venga considerato positivamente e rappresenti un primo elemento di discontinuità con il passato non può, tuttavia, essere considerato esaustivo. La limitatezza di tempi e mezzi del processo stesso lo definiscono come una prima operazione ricognitiva rispetto il futuro di S. Apollonia alla quale risulta necessario dar seguito, nel rispetto delle volontà emerse nel processo stesso e negli anni precedenti.
(valutazioni sul processo : tempi, costi, tipo di analisi, costruzione di una proposta. Processo polveriera, chissà come mai c’è sostegno, buttare tutto, serve spazio.

Apertura
All’amministrazione della Regione Toscana ed agli enti da essa dipendenti è dunque richiesto di avviare con la massima urgenza un dialogo che possa portare avanti quanto iniziato.
Tale confronto deve poter essere inteso non come semplice strumento consultivo ma come vero e proprio luogo decisionale per la messa in campo di una strategia di rigenerazione del complesso.
Perché ciò possa avvenire deve essere garantita l’apertura a tutte e tutti la partecipazione a questo percorso e garantita allo stesso l’autonomia necessaria.
Tutelare la non escludibilità significa non porre filtri alla partecipazione ad eccezione di quelli necessari alla difesa dell’apertura stessa. Unici parametri di limitazione devono essere dunque quelli volti a limitare comportamenti escludenti applicando i principi di antifascismo, antisessismo e antirazzismo.
Considerato il contesto in cui questo percorso si inserisce, caratterizzato dalla forte presenza di disuguaglianze, è da considerarsi elemento di indirizzo la gratuità nell’accesso agli spazi e alle iniziative che vengano messe in campo.

Orizzontalità
Il percorso non può limitarsi a la definizione di generici indirizzi ma deve permettere la partecipazione diretta nella crescita del nuovo polo culturale. Il dialogo con la comunità di riferimento del bene deve essere impostato attraverso strumenti che ne garantiscano l’orizzontalità. Tali strumenti possono evolversi durante il tempo, anche grazie al potere di legiferare di cui la Regione Toscana è dotata.
La realizzazione di tali obbiettivi passa attraverso l’utilizzo di metodi decisionali che vadano a ricercare il consenso fra gli attori e non il raggiungimento di una semplice maggioranza ne tantomeno l’imposizione di decisioni prese in altre sedi.
Oltre all’apertura, dunque, deve essere favorita anche l’accessibilità del bene, ovvero facilitata la possibilità di un uso diretto da parte della comunità, attraverso il quale possa essere messa in campo la progettualità collettiva. Per ovviare a possibili problematiche organizzative possono essere previsti percorsi paralleli, dotati di una propria autonomia (in mezzi e uso degli spazi) di cui può rendersi necessario un coordinamento. Un eventuale coordinamento deve comprendere i partecipanti dei percorsi stessi e poter essere strutturato sulla base delle volontà che da questi emergano.
Processo incrementale
Perché possa essere realmente messa in campo una progettualità innovativa, come dichiarato dagli stessi amministratori, è vincolante non adottare soluzioni emergenziali e affrettate che abbiano come conseguenza la delega di progettazione e messa in opera a terzi. Non è altresì immaginabile la definizione a priori di un modello gestionale e di una soluzione costruttiva se non si vuole interrompere il processo avviato.
Si chiede dunque agli enti gestori lo sforzo necessario alla messa in campo di strumenti incrementali, che possano raggiungere la configurazione definitiva attraverso una gestione positiva delle temporaneità previste dall’intervento.
E’ quindi imprescindibile la trasformazione del processo di valorizzazione in un cantiere sperimentale che possa coordinare e interconnettere gli interventi edilizi con l’uso esistente.
Tale sperimentazione vuole mettere in costante confronto la progettualità pregressa con la pratica concreta, attraverso un processo ciclico di azione-feedback in grado di adattare le forme organizzative di spazio e gestione.
Un processo complesso con queste caratteristiche necessità di spazi e tempi che lascino un margine di ridefinizione organizzativa in itinere.

La definizione degli interventi edilizi deve essere oggetto anch’essa di valutazione collettiva, sotto gli aspetti della priorità, della progettazione e della loro sequenza. Così facendo si renderà possibile la programmazione delle temporaneità del cantiere ed una loro armonizzazione con l’uso del complesso.
Una classificazione delle urgenze nella manutenzione deve essere redatta da tecnici specificando l’ambito in cui queste si inseriscano, differenziando gli interventi volti a migliorare la stabilità strutturale, garantire la conservazione degli elementi di valore patrimoniale, adeguare le dotazioni tecnico-impiantistiche o realizzare nuovi spazi. La comunità deve essere capacitata nell’affrontare decisioni rispetto questi temi, attraverso una informazione trasparente ed il coinvolgimento delle numerose realtà accademiche, e non, presenti.
Particolarmente rilevante risulta essere il tema del miglioramento sismico della costruzione e i provvedimenti legati alla stabilità della stessa, fondamentali per garantirne il perdurare nel tempo e la sicurezza degli abitanti.
Le operazioni volte a conservarne il patrimonio storico-artistico dovrebbero invece essere anticipate dallo studio dello stesso, sia in senso strettamente tecnico che culturale-accademico, indirizzando l’impegno verso una rafforzata connessione fra valore storico e comunità depositaria.
D’altra parte interventi mirati al raggiungimento di un non meglio specificato “decoro” devono poter essere valutati dalla popolazione, specialmente quando si vada ad operare su beni culturali oggetto di tutela (vedi ad es. la rintonacatura del porticato con eliminazione delle scritte presenti).
Una valutazione approfondita di questo tipo garantirebbe una destinazione delle risorse consona alla progettualità collettiva e risulterebbe essa stessa parte del processo di arricchimento dei legami fra abitanti e patrimonio.
Delineando una strategia condivisa di interventi può essere chiarita l’evoluzione degli stessi negli spazi del complesso. La cantierizzazione parziale porterà inevitabilmente a usi temporanei i quali possono essere gestiti attraverso la progettazione di luoghi effimeri, utili ai processi in corso e al collocamento temporaneo delle attività.

La messa in campo di strategie di gestione che coinvolgano la popolazione può essere favorita attraverso ulteriori processi partecipati o forme alternative che possano garantire agli stessi un margine di autodeterminazione sufficiente a poter costituire una reale forma di progettazione collettiva di attività e spazi. L’organizzazione di percorsi o eventi temporanei, allestimenti effimeri e autocostruzione vanno di conseguenza considerati come messa in opera di scenari utili alla valutazione delle strategie.
Operando con una logica incrementale è possibile, poi, agire nella direzione di un consolidamento progressivo delle conformazioni emerse nell’uso. Dall’azione effimera è possibile passare ad un uso temporaneo ed in fine ad una stabilizzazione dello stesso secondo le forme ottimali verificate dalla prassi concreta dell’abitare gli spazi.
Per mettere in campo ciò è indicato il coinvolgimento degli abitanti stessi nella realizzazione delle opere, avvalendosi degli esempi esistenti nel tema dell’autorecupero.
Se dinamiche di questo tipo verranno messe in pratica negli anni di attività del cantiere queste comporteranno l’organizzazione progressiva degli attori presenti, generando il modello gestionale richiesto, che potrà essere adottato in seguito.
Una simile organizzazione progressiva può essere ottenuta tramite l’avvio di differenti processi (nella forma di processi partecipati o altro) dotati di una propria autonomia nell’uso e l’adattamento degli spazi, suddivisi secondo le necessità emerse durante il laboratorio. Tale divisione dei processi richiederebbe un livello ulteriore di coordinamento che possa confrontarsi con le problematiche tecniche e gestionali dell’intero sistema.

Integrazione
Nel rispetto di quanto emerso dal processo partecipato è richiesto che i servizi di Regione Toscana presenti nel complesso siano coerenti con la progettualità di un polo culturale aperto alla città e alla partecipazione. È, quindi, importante che gli spazi dell’ex convento siano destinati a enti e realtà dotati di un forte legame con territorio e città, a ciò deve aggiungersi l’impegno degli enti stessi nella definizione di strategie e spazi per favorire l’accessibilità e la partecipazione ai servizi presenti.
In riferimento a ciò risulta particolarmente inappropriata la presenza della Fondazione Toscana Spettacolo che non rispetta tale vincolo ne è legata a Santa Apollonia da un lungo percorso e che potrebbe trovare più idonea collocazione in altri spazi meno votati all’apertura (in tal senso si sottolinea la disponibilità di spazi presso il nuovo teatro del maggio musicale, collocazione coerente con la progettualità dell’ente, oltre alla presenza di numerosi immobili abbandonati o in vendita in proprietà alla Regione Toscana).
Al fine di completare la messa a sistema del complesso in tutte le sue parti si ritiene necessario avviare un dialogo con l’ente gestore dell’ala nord in cui è situato il refettorio, attualmente museo del Cenacolo di Santa Apollonia. Con tale spazio museale è certamente possibile costruire sinergie, che portino attività all’interno del pregevole ma sottoutilizzato spazio del salone. Può, in questo senso, essere valutata l’opportunità di riaprire l’ingresso preesistente che metteva in connessione diretta Cenacolo e chiostro della Badessa.
In fine, per riuscire a rigenerare l’intero complesso, è fortemente richiesta l’acquisizione dell’ala nord-est attualmente in proprietà al demanio militare e in stato di abbandono da anni. I locali un tempo destinati al circolo ex-sottufficiali potrebbero dare una risposta alla richiesta di soluzioni abitative emerse dalla componente studentesca e aprire spazi a contatto con il quartiere. Tale acquisizione è inoltre vincolante per una possibile sistemazione strutturale dei locali oggi occupati dalla Polveriera Spazio Comune, trovandosi in sopraelevamento posticcio a questi.

Firenze
20 novembre 2019