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Ventimiglia chiama, Firenze risponde

In questi mesi abbiamo assistito ad un crescendo di delirio mediatico sulla questione migranti: ondate, invasioni, emergenze, stragi nel Mediterraneo. Questi ritornelli in televisione e sui giornali ci hanno accompagnato durante tutta l’estate.
Abbiamo quindi deciso di recarci personalmente a Ventimiglia con un convoglio di aiuti raccolti insieme all’Ass. Anelli Mancanti e AUCS, iniziativa premiata dalla generosità di tantissimi studenti, studentesse ed abitanti di Firenze che ci hanno permesso di raccogliere centinaia di abiti, decine di scarpe, coperte, materiale per l’igiene personale, cellulari e tende.
Oggi però da Ventimiglia viene lanciato un secondo appello, in risposta alla violenta repressione di questi giorni. Per questo abbiamo deciso di aderire e partecipare alla manifestazione di Domenica 4 Ottobre per la libertà di movimento, di seguito l’appello dei NO BORDERS:
CHIAMATA NO BORDERS ALLA LOTTA INTERNAZIONALE PER LA LIBERTÀ DI

MOVIMENTO – domenica 4 ottobre manifestazione a Ventimiglia

All’alba di Mercoledì 30 Settembre due ruspe e tre camion hanno distrutto in sei ore un luogo di solidarietà costruito in oltre tre mesi grazie al supporto dei migranti in viaggio e dei solidali di tutta Europa. Hanno pensato che oltre alle tende, alla cucina, alle docce, avrebbero demolito anche il cuore della lotta No Borders. Si sbagliano: il Presidio ha mostrato di valicare ogni barriera fisica e materiale contrapponendo alle barriere la costruzione comune di un territorio di solidarietà, relazioni e lotta internazionale per la liberà di movimento per tutte/i e contro ogni confine.
Quello che abbiamo visto accadere in questi mesi a Ventimiglia, avviene anche altrove: Choucha, Lampedusa, Calais, Parigi, per citarne solo alcuni. Sono altri luoghi di resistenza, posti di frontiera interni ed esterni della “Fortezza Europa”. Spazi di transito dove alla violenza del viaggio, dei maltrattamenti subiti dalla polizia e dai trafficanti, si unisce la violenza del confine materiale, una linea immaginaria militarizzata senza pudore. La violenza di un limbo in cui i migranti diventano pedine da ripartire tra vari stati in un gioco di ambiguità legislative. Vediamo un’Europa che professa libertà di movimento mentre Schenghen si riduce ad ennesimo dispositivo che rafforza le gerarchie tra chi è cittadino e chi non lo è e per questo rimane intrappolato nelle disposizioni di Dublino III, che vincola la domanda d’asilo al primo paese di arrivo.
Sappiamo bene che il controllo non è l’unica strategia messa in campo nella gestione della migrazione: quel che denunciamo, oltre alla chiusura dei confini, è il drenaggio classista e razziale dei flussi, attraverso cui gli stati cercano di accaparrarsi la manodopera più qualificata, talvolta creando un vero e proprio “business dell’accoglienza” in cui i rifugiati diventano possibilità di profitto per le cooperative, talvolta attraverso lo sfruttamento redditizio dell’illegalità, sistematicamente infine nello sfruttamento sul lavoro.
Meno di un mese fa scrivevano che a Ventimiglia non c’erano più migranti, e in poco tempo il nostro campo ospitava 220 migranti in transito. Oggi viene scritto che la giornata del 30 settembre, iniziata con uno sgombero e finita con la spartizione degli ottanta presidianti tra commissariato, carabinieri e Croce Rossa, “è stata una giornata di soluzioni”.
Il confine resta però chiuso e i migranti che erano disposti a rischiare la propria vita sugli scogli per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, sono ora per strada.
I solidali restano con loro. Loro restano con i solidali. Resteremo uniti nella lotta finché “le soluzioni” pensate non portino all’apertura del confine: é questa la decisione che ha concluso la prima assemblea del No Borders Camp in esilio.
Distruggere le nostre cose, circondarci con centinaia di agenti e decine di blindati, non è una risposta al problema dell’abominio rappresentato dai respingimenti in frontiera.
I migranti arriveranno ancora, e le stesse violazioni saranno perpetrate. Ci hanno tolto casa ma non ci hanno fermato. Oggi siamo più forti, più determinati e ancora più uniti.
Chiamiamo con un appello internazionale chiunque sia convinto, assieme a noi, che la storia della lotta contro i confini sia solo all’inizio e che oggi, ancora più che ieri, sia il momento di gridare con tutte le nostre voci:
WE ARE NOT GOING BACK!
DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 ORE 14:30 ALLA STAZIONE DI VENTIMIGLIA
MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE
HURRYA!
Presidio permanente No Borders Ventimiglia in exile

WALL SKIN IS COMING – Blockparty con 400 Drops (2/10)


Dalle 16 alle 22,30 sotto i loggiati del chiostro di San’Apollonia,
400 Drops e LaPolveriera SpazioComune presentano: WALL SKIN IS COMING, con tutti gli artisti che parteciperanno al prossimo WALL SKIN, riuniti per la preparazione delle opere che verranno esposte alla prossima Florence Tattoo Convention.

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A sonorizzare il tutto MILLELEMMI / TomatoSoundSoup / THX

dalle 16 – Live painting: -BUE 2530 / DANINJAZ / FONE / URTO / FRENOPERSCIACALLI / ALESSANDRO ARBI / HOPNN / MOALLASECONDA / RMOGRL 8120 / SIL VICIUS / FORMA / ILARIA GUARDUCCI / MANO / STELLECONFUSE / MR.G. / FEDERICO SANTINI / MASSIMO MIAI / NICOLA GIORGIO / DISCORDIA CORNER / LOPEZ / UMBERO STAYLA / VLR139 / AIKUBOY / JAMES BOY / K. / APO / REQUIEM /CUGNETTO / ZEUS / DON LUMACA / GNOB / CHUNKY / LOR3 / GIULIA BRACHI / BLA32 / LE VANVERE / BLEKKK /
Dj set:-THX / TOMATO / MILLELLEMMI
Info – 400 DropsContacts – 400drops@gmail.com

NO BUSINESS ALLOWED, AND KEEP THE FASCISTS OUT

VII MERCATO CONTADINO E DELLE AUTOPRODUZIONI in Sant’Apollonia 13/9

Ogni seconda domenica del mese nel chiostro di Sant’Apollonia (via Santa Reparata 12r Firenze ) prende forma il mercato contadino e delle autoproduzioni artigianali. 
Che cos’è che contraddistingue questo mercato da tutti gli altri? Ebbene, qua…

_Promuoviamo relazioni economiche eque incentrate sullo scambio, l’interazione, la fiducia e la trasparenza, contro le logiche capitaliste e di sfruttamento delle risorse.
_Promuoviamo la FILIERA CORTA e lo scambio di saperi. Pensiamo che sia un diritto poter portare il cibo nelle città al di fuori della filiera commerciale e della grande distribuzione. I prodotti biologici ma industriali NON hanno niente a che vedere con la salvaguardia della terra.
_I produttori e i trasformatori che partecipano al mercato in Polveriera praticano agricolture senza chimica di sintesi e senza l’uso di prodotti chimici industriali, e comunque limitando il più possibile l’utilizzo anche di quei prodotti permessi dai disciplinari del biologico ma che non salvaguardano la terra, le risorse ed esseri viventi.
_Ogni produttore espone sul banco la propria AUTOCERTIFICAZIONE che costituisce assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto alle caratteristiche di ciò che propone.
_Stiamo inoltre avviando il percorso per rendere operativo il sistema della GARANZIA PARTECIPATA, nel quale il produttore mette a disposizione il proprio campo, orto, azienda, cucina o laboratorio per visite aperte ad altri produttori e consum-attori.
_Difendiamo la libera trasformazione dei prodotti contadini e favoriamo l’abolizione di intermediazioni tra produttore e consumatore.
_Attraverso questo mercato riportiamo VITA in uno spazio abbandonato da anni in pieno centro a Firenze e chi vi partecipa è consapevole di star compiendo un’azione politica ben precisa.
Tutte le decisioni riguardanti il mercato vengono prese con metodo assembleare. L’assemblea dei produttori è due settimane prima del mercato successivo.

DAL POMERIGGIO saranno con noi i DANS LA RUE 

un duo/trio acustico di chitarre e percussioni, che esplora e rivisita varie musiche tradizionali e popolari dal mondo ci porterà in viaggio attraverso varie tradizioni e culture. “Seguiamo le tracce di Bob Brozman (chitarrista/antropologo) portando avanti il suo lavoro di riscoperta della “musica viva. Nella nostra musica cerchiamo di cogliere le caratteristiche vive di queste culture, come la musica e i ritmi sincopati dell’ isola de La Reunion (Madagascar), le melodie esotiche dell’India, la musica Hawaiiana e quella Caraibica. Il ritmo, le dinamiche sonore e l’improvvisazione sono ciò da cui nasce la nostra musica, rappresentano ciò che coinvolgerà l’ascoltatore in un viaggio intorno al mondo, tra brani originali e non. Ogni musica ha una storia. Noi ve la raccontiamo, attraverso i suoni, gli strumenti e i ritmi”.
– Simone Baggia: Hawaiian steel guitar, charango, chitarra acustica,
ukulele & voce
– Marco Galli: cajon, bongò, shaker & voce
– David Domilici: udu, talkin’ drum, caxixi, berimbau
INOLTRE SIAMO LIETI DI INFORMARVI che dal pomeriggio alla sera sarà con noi la

CANTADINA genovese SIMONA UGOLOTTI con lo spettacolo SEMISERI!

Attraverso la storia di una contadina, potremo capire come difendere il nostro futuro, scansando trappole e illusioni. Una contadina che ha partecipato e vissuto questa esperienza e le ha permesso di ridare valore e importanza al proprio mestiere. Dai semi, alla montagna, all’attività’ politica, compresa la dura realtà’ di questo meraviglioso mestiere, tra voci dal futuro e il suono della falce.
Lo spettacolo e’ narrato in maniera originale, tra canzoni e una comicità quasi involontaria che renderà leggeri i luoghi di riflessioni in cui ci ritroveremo insieme.
Oltre allo spettacolo teatrale la cantadina Simona Ugolotti ci accompagnerà con il suo concerto rurale: canzoni originali scritte per raccontar la vita di campagna, canti tratti da un repertorio tradizionale riveduto e ironicamente aggiornato! tra pecore lupi api e asinelli, magiche erbe e storie bellissime, nelle orecchie rimarrà un canto:
SALVA IL CONTADINO SE VUOI BENE AL TUO BAMBINO!
INDICAZIONI STRADALI
Dalla stazione di S. M. N. percorri Via Nazionale contromano fino all’incrocio in Piazza Indipendenza. Gira a destra in via XXVII aprile e alla seconda traversa (a destra) ci trovi.
Da Piazza San Marco (punto di passaggio di tutte le linee ataf) imbocca via XXVII aprile ed è la seconda strada sulla sinistra. Fermata autobus: Santa Reparata

Presentazione di DIARIO DI ZONA di Luigi Chiarella (Giovedì 25 Giugno)

Giovedì 25 Giugno la polveriera ospiterà la presentazione di DIARIO DI ZONA (edizioni Alegre) con l’autore Luigi Chiarella (in arte Yamunin).
a partire dall ore 20:00 apericena
ore 21:15 inizio presentazione
Luigi Chiarella(Catanzaro 1976) attore e drammaturgo, lavora in teatro dal 1998. Tra un impegno teatrale e l’altro ha lavorato anche come postino, venditore, magazziniere, libraio, operaio. Cura il blog “yamunin”. In rete lo trovate all’indirizzo https://twitter.com/yamunin
La recensione di Diario di zona uscita su L’Indice dal titolo: «Precariato in Wonderland» (ripresa da http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20923 )
di Franco Pezzini
Che il cielo della letteratura sia solcato dagli UNO (Unidentified Narrative Objects , come li definiscono con ironia da laboratorio i Wu Ming) non rappresenta in sé un fatto nuovo. A prescindere da ogni meticciato tra generi (frutto essi stessi, lo sappiamo, di etichette di comodo) è da sempre che testi di imbarazzante collocazione formale ampliano i confini del letterario: inchieste o memoriali che diventano romanzi, saggi brevi modellati in novelle, e così via. Ciò che piuttosto pare nuovo è il tipo di attenzione a questi oggetti alieni e al dato stesso di un’irriducibilità agli schemi, spesso in rapporto con forme di resistenza etica e politica. E non stupisce che ora gli UNO assurgano a oggetto specifico di una nuova collana, “Quinto Tipo” (di incontri ravvicinati, a continuare ironicamente la metafora ufologica) diretta da Wu Ming 1 per le romane Edizioni Alegre.
Che già in passato, va detto, ne avevano offerto esempi significativi: uno tra tutti quell’ Amianto. Una storia operaia di Alberto Prunetti riproposto da Alegre nel 2014 in versione arricchita (prefazione di Valerio Evangelisti, postfazione di Wu Ming 1 e Girolamo De Michele, pagg. 192, euro 14,00) dopo la prima edizione per Agenzia X, 2012 (cfr. “L’indice”, 2013, n. 2). Un grande libro che salda con incredibile equilibrio (vivacità, commozione, ironia) la memoria personale e familiare, l’inchiesta sul lavoro, la saga operaia e il romanzo (quasi) picaresco, restituendo voce a un intero popolo di lavoratori dell’acciaio in un’Italia che affastella leggi sull’Ilva e pratiche sui morti d’amianto. Per importanza civile, qualità e onestà di narrazione, Una storia operaia di Prunetti è sicuramente uno dei grandi libri italiani degli ultimi anni.
I temi del lavoro e della denuncia sociale sposati a una convincente cifra narrativa riemergono ora nel primo titolo di “Quinto tipo”, Diario di zona di Luigi Chiarella in arte Yamunin (2014, pagg. 319, euro 16). L’epoca sono i primi anni Dieci: Chiarella, uomo di teatro, calabrese da anni immigrato in una Torino che sta imparando a conoscere (nel bene e nel male), si trova all’improvviso senza lavoro. Inizia così, nell’impennare dell’ansia, una raffica di vani tentativi di collocarsi e, dopo molto peregrinare, l’uomo deve infine accettare un impiego precario da letturista dei contatori dell’acqua. L’esperienza è all’inizio traumatica: suonando i campanelli riscontra (come temeva, ma non a tal punto) più sospettosa ostilità che collaborazione, e tutto un codazzo di reazioni sociali frutto in parte della “nuova” crisi, in parte legati a problemi più antichi, specifici o meno di Torino.
Di fronte a un lavoro quotidiano che impatta su di lui in modo tanto pesante, Chiarella reagisce però con gli strumenti che gli sono propri: e inizia a raccontare sul blogSatyrikon le avventure delle proprie giornate in una Wonderland urbana tra pulsantiere e cantine, androni e pozzetti. Riproducendo dialoghi, ricostruendo situazioni, rievocando sensazioni e sentimenti degli interlocutori e naturalmente propri: dove lo stile del resoconto risente certo della sua vocazione teatrale (scambi verbali straordinari, un’attenzione vivida alla mimica e al senso complessivo della scena, grande fluidità negli stacchi da un incontro all’altro) ma con l’assoluta autenticità di un’esperienza umana.
Tale materiale è oggi riproposto, coordinato e rivisto, nel volume per Alegre: qualcosa che non rappresenta semplicemente un’ibridazione sperimentale di generi narrativi, ma quel tipo di esplosione di forme note che genera energia narrativa. Chiarella offre così un testo che è insieme memoria dal ventre buio del lavoro in Italia (tanto spesso sfruttato, avvilente, deumanizzante) e inchiesta sociale sulla vita dietro i muri dei palazzi, occhieggianti di una popolazione in sindrome da assedio; che è album fotografico (per l’intensità delle inquadrature in cui ferma bozzetti, istanti di vita urbana, emozioni e moti di viscere) e impagabile studio linguistico, con tanto di rese grafiche della Babele di idiomi neppure più semplicemente riconducibili a varianti dialettali. Che è, ancora, un’incredibile mappa di una città ignota ai suoi abitanti, in obliquo rispecchiarsi in altre infinite città invisibili di tutta Italia (il lettore subalpino può avvicinarla insomma con lo stesso sapore di perturbante che avvertono i non-torinesi); una mappa che lascia anzi decifrare (come, qualcuno fantastica, quella di Piri Reis) i profili di terre nascosti dai ghiacci del quotidiano. E attraverso tutti questi motivi ma insieme per il suo respiro e intensità, Diario di zona finisce col rappresentare anche un grande romanzo urbano.
Dove troviamo di tutto. Dall’incontro inatteso con la nipote di Che Guevara alla memoria di Salgari, dal meteorite custodito come un Palladio nel ventre di una collina sul Po agli scambi di battute con un vecchio mafioso, dalle battaglie ideali su scuola pubblica e no-Tav allo strapotere cittadino di una squadra di calcio legata (guarda caso) a una grande azienda automobilistica. Chiarella lavora sodo ma intanto ascolta, parla, assembla un memoriale che contro ogni pregiudizio (che sarà mai, la vita di un letturista) incalza invece il lettore pagina dopo pagina.
Muovendosi in bicicletta, con un libro per i tempi morti e un’ideale e ricchissima colonna sonora nella testa e nella voce (dove letture e musica costituiscono un vero e proprio contrappunto alle avventure quotidiane) Chiarella costruisce così il resoconto di un’esplorazione nel profondo di quei visceri spaziali e sociali che tanto rivelano di una comunità. Scopre una città dalle porte sempre più chiuse (sospetto, ostilità, tanta paura), ma anche improvvise resistenze di calore umano, specie dei più anziani; scopre miopie e memorie, a volte intenerite o straziate, mentre latita la speranza; scopre rabbie covate, a volte grette di razzismo più o meno esplicito, ma altrove mosse da indignazioni più alte. Ci sono i ricchi, certo, magari arroccati in vere e proprie case-fortezze; ma soprattutto sacche diversificate e diffuse di povertà (economica, culturale, affettiva) tra edifici nati male o male conservati, caseggiati in semi abbandono, aree lasciate a se stesse. A mappare a quel punto una diversa toponomastica, Chiarella prende però ad annotare i nomi dei partigiani caduti disseminati sulle lapidi lungo le strade: ricordi che riportano ai fondamenti di qualche vita civile, contro ogni vieta retorica o strumentalizzazione.


Diario di zona , dunque, perché “zone” sono le porzioni numerate della città battute dai letturisti; ma il termine richiama anche, in senso meno tecnico, brandelli di un corpo urbano senza riferimento a un centro. È infatti periferia dove vedi le cose da un punto di vista marginale rispetto alla città in bella mostra, quella dei lustrini e dei manifesti arguti coi giochi di parole, delle iniziative-vetrina e dei grattacieli puntati tra amministrazioni e banche. È periferia la stragrande maggioranza della città, e persino il centro colto da certe angolature, come sottoterra, negli infernotti o comunque “da sotto”, in tutti i sensi possibili. Grattando appunto sotto la superficie, scavando sotto l’immagine di figura e in qualche modo farlocca (non foss’altro per lo scarto percentuale tra chi la incarna e il resto della popolazione) Chiarella riflette e fa riflettere tra rabbia, commozione e ironia sulle urgenze di una convivenza (presunta) civile. E dal suo punto di vista periferico (il lavoro precario, faticoso e avvilente, destinato oltretutto a un’amara e grottesca conclusione) consegna un romanzo che va ben oltre il semplice cahier de doléances o uno specifico torinese, e meriterebbe un attento ascolto.

presentazione “MURO DI CASSE” di Vanni Santoni + djSet (Venerdì 19 Giugno h. 20)

“…prima di capire che ballare è bello, anzi che il ballo è celebrazione, è rito, è il più elementare abbandono dell’io, i bambini lo sanno, basta che li metti davanti a una cassa e ballano, i bambini senza che nessuno glielo insegni girano su se stessi fino a stordirsi. Quanto ho girato! Facevo le feste già a tre anni, a casa della nonna: non mi si biasimi allora se remo sotto cassa.”

(V. Santoni, Muro di Casse)

Venerdì 19 Giugno (ore 20) lo scrittore Vanni Santoni (https://sarmizegetusa.wordpress.com/) sarà ospite in Polveriera per presentare il suo ultimo romanzo: MURO DI CASSE (Laterza), un “romanzo ibrido, che include parti di saggio e reportage, per raccontare, con tre storie concatenate tra loro, quello che è stato il mondo della free tekno e della cultura rave dai primi anni ’90 a oggi, a livello controculturale, musicale, sociale, politico e anche spirituale, ma soprattutto come parte rilevante della vita di tanti giovani e meno giovani per un quarto di secolo, tra momenti d’oro e disfatte, conquiste e repressioni, sogni utopici e fini annunciate.”
Un free party è quello che nella vulgata è chiamato comunemente “rave”: una festa interamente autoprodotta e autogestita, assolutamente gratuita, genuinamente anarchica, a base di musica elettronica (techno, ma non solo, ci possono ben essere altri generi e sottogeneri, come breakbeat, frenchcore, drum’n’bass, psychedelic trance, la stessa tribe tekno, che è una versione più veloce, brutale e “artigianale” della techno) e che dura in genere molto più di una serata tradizionale, a volte anche molti giorni, spezzando, con ciò, la divisione tra tempo del lavoro e tempo del divertimento imposta dalla società.

– Cosa è stata questa ‘cosa’ sfuggente, multiforme ed entusiasmante avvenuta in Europa tra il 1989 e oggi – una cosa lunga dunque un quarto di secolo?
Proprio dalla consapevolezza che nessun dato potrà mai avvicinarsi al significato profondo del rave, del trovarsi lì, a ballare davanti a un muro di casse fino al mattino (e sovente fino a quello ancora successivo) in quelle industrie abbandonate, in quei capannoni, in quei boschi, in quelle ex basi militari, fiere del tessile, ballatoi, vetrerie, depositi ferroviari, rifugi montani, bunker, uffici smessi, pratoni, centrali elettriche, campi, cave, rovine di cascinali, finanche strade di metropoli quando venne il momento della rivendicazione, è nato questo libro – perché, sia pure con una forte impronta documentale, in casi come questo il romanzo è il più potente strumento di analisi e rappresentazione della realtà. –

Evento e programma QUI

alcune recensioni, estratti e chicche proliferate in meno di un mese dalla pubblicazione:

6° MERCATO CONTADINO E ARTIGIANO in Sant’Apollonia (Domenica 14 Giugno)

_Promuoviamo relazioni economiche eque incentrate sullo scambio, l’interazione, la fiducia e la trasparenza, contro le logiche capitaliste e di sfruttamento delle risorse.
_Promuoviamo la FILIERA CORTA e lo scambio di saperi. Pensiamo che sia un diritto poter portare il cibo nelle città al di fuori della filiera commerciale e della grande distribuzione. I prodotti biologici ma industriali NON hanno niente a che vedere con la salvaguardia della terra.
_I produttori e i trasformatori che partecipano al mercato in Polveriera praticano agricolture senza chimica di sintesi e senza l’uso di prodotti chimici industriali, e comunque limitando il più possibile l’utilizzo anche di quei prodotti permessi dai disciplinari del biologico ma che non salvaguardano la terra, le risorse ed esseri viventi.
_Ogni produttore espone sul banco la propria AUTOCERTIFICAZIONE che costituisce assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto alle caratteristiche di ciò che propone.
_Stiamo inoltre avviando il percorso per rendere operativo il sistema della GARANZIA PARTECIPATA, nel quale il produttore mette a disposizione il proprio campo, orto, azienda, cucina o laboratorio per visite aperte ad altri produttori e consum-attori.
_Difendiamo la libera trasformazione dei prodotti contadini e favoriamo l’abolizione di intermediazioni tra produttore e consumatore.
_Attraverso questo mercato riportiamo VITA in uno spazio abbandonato da anni in pieno centro a Firenze e chi vi partecipa è consapevole di star compiendo un’azione politica ben precisa.
Tutte le decisioni riguardanti il mercato vengono prese con metodo assembleare. L’assemblea dei produttori è due settimane prima del mercato successivo.
PROGRAMMA:
Dalle 10 alle 22 il chiostro brulicherà.
Sui banchi erbette di campo, frutta e verdura, formaggi di capra e pecora, miele, prodotti di erboristeria, vino e pane di grani antichi, artigianato naturale e tanto altro.
Cucine di strada vi sfameranno a pranzo e a cena e alle 19 aperitivo!
Ci saranno laboratori per bambini e adulti, esposizione di artisti e concerti.
Nel pomeriggio suoneranno I RAGAZZI DEL CORO DI CANZONI DI LOTTA, dalle 18 gli O’BRIAN BOMBERS