Per capire che tipo di NO vogliamo affermare il 4 Dicembre riteniamo di dover fare una premessa prospettica, così da capire perché questa contro-riforma sia così pericolosa.
Senza dare uno sguardo alla lunga parabola discendente della partecipazione popolare alla politica in questo paese, non si può ben inquadrare l’evoluzione della democrazia parlamentare italiana in un’oligarchia, che intende le elezioni come mero passaggio di investitura di un Governo.
Il malaffare diffuso nello Stato – dal livello locale al nazionale – amministrato da una classe sociale composta da politici, amministratori, affaristi ed imprenditori ha alimentato un sentimento “anti-casta” che ha sempre più allontanato i cittadini dalla cosa pubblica.
Ovviamente questa tendenza fa gioco alla nuova governance europea, che al posto della politica preferisce il dato statistico e la soluzione tecnica, che nascondono in verità l’imposizione dall’alto di scelte guidate da interessi di classe ben evidenti.
E così l’austerità ed i sacrifici sono passati anno dopo anno, pareggio di bilancio dopo spending review, come soluzioni incontestabili, nel vero senso della parola: chiunque abbia provato a contestare, sia questo licenziato, esodato, studente, cassintegrato, terremotato… è stato represso con la forza poliziesca.
Perchè questa premessa? Perchè questa riforma si iscrive nella tendenza europea di esproprio della democrazia e di demolizione di ogni corpo intermedio di partecipazione.
Per questo riteniamo importante fermare questo disegno contro la democrazia, per arginare una volontà autoritaria che aleggia in tutta Europa, non nuova ma nettamente accelerata con l’aggravarsi della crisi.
Sul Referendum in sé cosa possiamo dire se non che la sua importanza come istituto di democrazia diretta ce la insegnano le lotte politiche che hanno cambiato la faccia di questo paese nei decenni passati? Dai referendum come quello sul divorzio (’74) o sull’interruzione di gravidanza (’81), passando per quelli contro le modifiche costituzionali del governo Berlusconi nel 2006 o per il diritto all’acqua pubblica nel 2011.
Passaggi come questo mettono nero su bianco quelli che sono i rapporti di potere di uno Stato. E, ad oggi, questi sono decisamente sfavorevoli alla maggioranza della classe lavoratrice!
Allora il paese proveniva da cicli di lotte partecipati e determinati, che hanno, col Referendum, fissato delle conquiste sul piano legislativo.
Quello di oggi tratta di un passaggio paragonabile all’approvazione del Jobs Act, che non ha certo innovato il mercato del lavoro, ma ne ha fissato anzi le regole affermatisi con anni di delocalizzazioni, accordi sindacali al ribasso, deregolamentazione, assenza di controlli ed appalti selvaggi. Ciò che ha portato il Jobs Act altro non è che l’impossibilità per i lavoratori vittima di abusi di appellarsi al potere giudiziario.
Ma l’importanza politica di questo referendum è Renzi stesso ad avercelo dimostrato: il calo della fiducia popolare nella classe dirigente ha rivolto l’aut aut di Renzi (“o passa la riforma o mi ritiro”) contro sé stesso, costringendolo alla retromarcia, così oggi si rimangia la promessa.
Ma noi… cavalchiamo l’onda! Sia per un successo del NO alle urne ma soprattutto affinché questo rifiuto sia qualcosa di più, affinché sia un NO costituente!
Come dicevamo sopra questa riforma disegna un impianto istituzionale funzionale alla nuova governance della crisi, una crisi configuratasi oramai come stasi, in quanto dopo anni di neutralizzazione della politica e di assoggettamento della società tramite il giogo del debito, una nuova fase va aprendosi.
Il potere in questa nuova fase si sta armando di tutti i mezzi necessari per portare avanti le politiche di lacrime e sangue, noi dobbiamo organizzarci come soggettività sociale ampia, che comprenda tutti coloro i quali di queste politiche sono stati vittime, una soggettività che dicendo NO affermi i propri valori dal basso.
E allora se ne abbiamo abbastanza di Renzi e del PD, con questo Referendum vogliamo imporre che almeno una delle promesse del Presidente del Consiglio venga mantenuta: CON LA VITTORIA DEL NO, DOVRA’ DIMETTERSI!
Ci sono tanti modi di dire NO: il nostro non sarà un NO per la conservazione -come avviene per molti “agitatori” di forza italia o anche peggio, presenti troppo spesso in tv, ma in realtà interessati solo a sostituire Renzi- è anzi certamente vero che la vera conservazione è rappresentata da questa riforma voluta da una classe dirigente che tenta di tenersi stretta il potere con le unghie e con i denti, con mezzi legali ed illegali.
IL NOSTRO NO RICHIAMA IL PROGRESSO AFFERMATO OGNI QUALVOLTA CI SI OPPONE AD UN’OPPRESSIONE: la Resistenza, le rivoluzioni, le insurrezioni contro dittature e dispotismi sono stati NO costituenti al pari dell’OXI greco per un’Europa dei popoli ed il NO alla dittatura di Pinochet in Cile.
Ma per rendere un NO costituente di una nuova fase di lotta e nuove conquiste dobbiamo impegnarci tutte e tutti, facendo informazione porta a porta, nelle piazze, quotidianamente.
Costruiamo una nuova fase politica, VOTIAMO NO E MANDIAMOLO A CASA!
Prossimo appuntamento a Sabato 5 Dicembre
h 13.00 PRANZO in Polveriera con materiale informativo
h 16.00 Ritrovo per CONTESTARE RENZI ALLA LEOPOLDA!
QUI Link a dossier “In 8 punti le ragioni del NO” di PerUnAltraCittà – Firenze
QUI Link ad approfondimento “A chi serve la governabilità” di Il Tafferuglio – Lucca
QUI Link a materiali scaricabili (volantini, manifesti…) “Il popolo dice NO” di Ex-Opg Je so pazzo – Napoli