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La Polveriera è sotto sgombero

La Polveriera è sotto sgombero!

Pochi giorni fa il cda dell’azienda regionale per il diritto allo studio ha approvato – senza alcun preavviso e con il solo voto contrario delle rappresentanze studentesche – lo sgombero degli spazi comuni della Polveriera (su forte pressione dell’assessore alla Cultura, Università e Ricerca Monica Barni del Partito Democratico) con l’intenzione di occupare queste stanze con altri uffici della Regione.

Uno degli ultimi spazi autogestiti nel centro storico della città-vetrina, che in quasi cinque anni di apertura – grazie all’impegno volontario di molti e delle sole risorse recuperate o frutto di autofinanziamento – si è distinto come luogo di cultura, università e ricerca, così come di elaborazione e diffusione artistica, politica, tecnologica e sindacale, e che è sede e crocevia di una moltitudine di individui, collettivi e attività.

Un luogo di aggregazione e condivisione di saperi, libero da ogni forma di discriminazione e violenza, e che perciò riteniamo sia fondamentale difendere.

Vi aggiorneremo tempestivamente su come si evolverà la faccenda. Diffondi e condividi!

La Polveriera non si tocca! Viva l’autogestione!

Paura e Delirio in Sant’Apollonia

Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto come il Comune di Firenze, con la scusa di una fantomatica lotta alla droga e al degrado, abbia chiuso e militarizzato gli spazi pubblici di questa città allontanando il piccolo spacciatore senza di fatto voler risolvere il problema. In nome del “decoro” e della “sicurezza” sono state giustificate azioni repressive e ordinanze assurde e contrarie agli interessi dei cittadini.

Si pensi ad esempio all’ondata di retate che negli ultimi anni ha interessato luoghi come Piazza Santo Spirito, Piazza Sant’Ambrogio, Piazza San Marco, la stazione e il parco delle Cascine, non a caso tutti luoghi per i quali il Comune ha dimostrato un interesse particolare nell’ottica di allargare e consolidare il progetto della “Firenze città vetrina”.

Il risultato, in barba a tutte le dichiarazioni di miglioramento e aumento della sicurezza della città, è che il problema dello spaccio dalle piazze è passato ad altri luoghi meno interessanti per quel circuito turistico che le istituzioni locali vogliono promuovere, intensificando il disagio sociale già esistente nelle zone più “in ombra” del centro.

Appare sempre più evidente come il processo di gentrificazione che ha interessato il
centro di Firenze in questi anni stia seguendo una linearità strategica: alcune zone, abbandonate dalle istituzioni spesso con grandi progetti incompiuti, diventano luoghi di degrado e delinquenza. Qui si svalutano immobili, la popolazione residente protesta senza ottenere alcunché ed infine si sposta. In questo contesto, gli immobili iniziano a essere svenduti agli investitori. Una volta svuotate, queste aree vengono “bonificate” con interventi anche violenti delle forze dell’ordine e, spostati altrove i problemi, diventano appetibili per le speculazioni edilizie. Chi ha comprato a poco ora ha in mano molto di più. Questo grazie ai progetti delle istituzioni, tutti rivolti a un turismo gestito da grandi aziende e immobiliaristi.

Questo processo interessa e ha interessato quasi tutti i quartieri del centro storico e non da poco riguarda anche il quartiere di San Lorenzo, in particolar modo l’area che va da via Panicale al chiostro di Sant’Apollonia. Lavoratori, studenti e abitanti del quartiere che si impegnano e si incontrano nel chiostro e negli spazi della Polveriera si trovano a dover vivere questa situazione quotidianamente. Siamo nella fase in cui questo “degrado” viene concentrato in una zona specifica prima di essere spazzato via altrove con la violenza. Sant’Apollonia infatti, essendo uno spazio pubblico, è ovviamente aperto a ogni tipo di frequentazione, e trovandosi in un quartiere che vive una situazione così complessa, è meta e crocevia di molti traffici loschi e personaggi molesti.

Ogni giorno ritroviamo i tavolini circondati o coperti da spazzatura, ascoltiamo le incazzature per furti, offese e minacce subiti, e soprattutto siamo costretti a pulire i bagni della mensa universitaria – con cui condividiamo il chiostro – da oggetti come stagnole e siringhe usate, litigando spesso con gente che si chiude a chiave nei bagni e che ci vediamo costretti a cacciare per il bene di chi questi spazi li usa per studiare, per mangiare alla mensa o partecipare alle iniziative in Polveriera.
Denunciamo tutto ciò perché riteniamo sia frutto della pessima gestione di un comune che delega alle forze di polizia la soluzione dei problemi sociali, criminalizzando, scambiando a bella posta gli effetti con le cause per giustificare le sue manovre sulla città.

Noi al contrario pensiamo che non sia reprimendo ma piuttosto predisponendo luoghi adatti a un
consumo privato e pulito, muovendosi in direzione di legalizzazione e aprendo un onesto dibattito
sull’uso e la natura delle sostanze che si possa iniziare a trovare soluzioni a un problema che è radicato più in profondità nelle contraddizioni del sistema capitalistico.

Dal canto nostro, per risolvere questo e altri problemi non ricorreremo alla violenza o a chiusure, né tantomeno delegheremo alla repressione poliziesca, né adesso né mai. Ci adoperiamo affinché il problema sociale della droga sia un impegno assunto dalla collettività, e chiediamo solidarietà e collaborazione da parte di chi vive o frequenta questi spazi: la Polveriera è nata con l’intento di riaprire uno spazio abbandonato per renderlo nuovamente fruibile valorizzando le funzioni sociali che può svolgere e l’importanza fondamentale di queste in opposizione a dinamiche che alimentando l’isolamento, la paura e l’odio reciproco, rendono invivibile questa città.

Riteniamo che solo in presenza di uguaglianza e giustizia sociale si possano debellare le necessità di spaccio e consumo, e soltanto in virtù di una socialità basata su aiuto reciproco e solidarietà, partecipazione attiva e condivisione, inclusività e rispetto.

L’Assemblea de “La Polveriera SpazioComune”

Ci sono tanti modi per dire NO!

Per capire che tipo di NO vogliamo affermare il 4 Dicembre riteniamo di dover fare una premessa prospettica, così da capire perché questa contro-riforma sia così pericolosa.
Senza dare uno sguardo alla lunga parabola discendente della partecipazione popolare alla politica in questo paese, non si può ben inquadrare l’evoluzione della democrazia parlamentare italiana in un’oligarchia, che intende le elezioni come mero passaggio di investitura di un Governo.
Il malaffare diffuso nello Stato – dal livello locale al nazionale – amministrato da una classe sociale composta da politici, amministratori, affaristi ed imprenditori ha alimentato un sentimento “anti-casta” che ha sempre più allontanato i cittadini dalla cosa pubblica.
Ovviamente questa tendenza fa gioco alla nuova governance europea, che al posto della politica preferisce il dato statistico e la soluzione tecnica, che nascondono in verità l’imposizione dall’alto di scelte guidate da interessi di classe ben evidenti.
E così l’austerità ed i sacrifici sono passati anno dopo anno, pareggio di bilancio dopo spending review, come soluzioni incontestabili, nel vero senso della parola: chiunque abbia provato a contestare, sia questo licenziato, esodato, studente, cassintegrato, terremotato… è stato represso con la forza poliziesca.
Perchè questa premessa? Perchè questa riforma si iscrive nella tendenza europea di esproprio della democrazia e di demolizione di ogni corpo intermedio di partecipazione.
Per questo riteniamo importante fermare questo disegno contro la democrazia, per arginare una volontà autoritaria che aleggia in tutta Europa, non nuova ma nettamente accelerata con l’aggravarsi della crisi.
Sul Referendum in sé cosa possiamo dire se non che la sua importanza come istituto di democrazia diretta ce la insegnano le lotte politiche che hanno cambiato la faccia di questo paese nei decenni passati? Dai referendum come quello sul divorzio (’74) o sull’interruzione di gravidanza (’81), passando per quelli contro le modifiche costituzionali del governo Berlusconi nel 2006 o per il diritto all’acqua pubblica nel 2011.
Passaggi come questo mettono nero su bianco quelli che sono i rapporti di potere di uno Stato. E, ad oggi, questi sono decisamente sfavorevoli alla maggioranza della classe lavoratrice!
Allora il paese proveniva da cicli di lotte partecipati e determinati, che hanno, col Referendum, fissato delle conquiste sul piano legislativo.
Quello di oggi tratta di un passaggio paragonabile all’approvazione del Jobs Act, che non ha certo innovato il mercato del lavoro, ma ne ha fissato anzi le regole affermatisi con anni di delocalizzazioni, accordi sindacali al ribasso, deregolamentazione, assenza di controlli ed appalti selvaggi. Ciò che ha portato il Jobs Act altro non è che l’impossibilità per i lavoratori vittima di abusi di appellarsi al potere giudiziario.
Ma l’importanza politica di questo referendum è Renzi stesso ad avercelo dimostrato: il calo della fiducia popolare nella classe dirigente ha rivolto l’aut aut di Renzi (“o passa la riforma o mi ritiro”) contro sé stesso, costringendolo alla retromarcia, così oggi si rimangia la promessa.
Ma noi… cavalchiamo l’onda! Sia per un successo del NO alle urne ma soprattutto affinché questo rifiuto sia qualcosa di più, affinché sia un NO costituente!
Come dicevamo sopra questa riforma disegna un impianto istituzionale funzionale alla nuova governance della crisi, una crisi configuratasi oramai come stasi, in quanto dopo anni di neutralizzazione della politica e di assoggettamento della società tramite il giogo del debito, una nuova fase va aprendosi.
Il potere in questa nuova fase si sta armando di tutti i mezzi necessari per portare avanti le politiche di lacrime e sangue, noi dobbiamo organizzarci come soggettività sociale ampia, che comprenda tutti coloro i quali di queste politiche sono stati vittime, una soggettività che dicendo NO affermi i propri valori dal basso.
E allora se ne abbiamo abbastanza di Renzi e del PD, con questo Referendum vogliamo imporre che almeno una delle promesse del Presidente del Consiglio venga mantenuta: CON LA VITTORIA DEL NO, DOVRA’ DIMETTERSI!
Ci sono tanti modi di dire NO: il nostro non sarà un NO per la conservazione -come avviene per molti “agitatori” di forza italia o anche peggio, presenti troppo spesso in tv, ma in realtà interessati solo a sostituire Renzi- è anzi certamente vero che la vera conservazione è rappresentata da questa riforma voluta da una classe dirigente che tenta di tenersi stretta il potere con le unghie e con i denti, con mezzi legali ed illegali.
IL NOSTRO NO RICHIAMA IL PROGRESSO AFFERMATO OGNI QUALVOLTA CI SI OPPONE AD UN’OPPRESSIONE: la Resistenza, le rivoluzioni, le insurrezioni contro dittature e dispotismi sono stati NO costituenti al pari dell’OXI greco per un’Europa dei popoli ed il NO alla dittatura di Pinochet in Cile.
Ma per rendere un NO costituente di una nuova fase di lotta e nuove conquiste dobbiamo impegnarci tutte e tutti, facendo informazione porta a porta, nelle piazze, quotidianamente.
Costruiamo una nuova fase politica, VOTIAMO NO E MANDIAMOLO A CASA!
Prossimo appuntamento a Sabato 5 Dicembre
h 13.00 PRANZO in Polveriera con materiale informativo
h 16.00 Ritrovo per CONTESTARE RENZI ALLA LEOPOLDA!
QUI Link a dossier “In 8 punti le ragioni del NO” di PerUnAltraCittà – Firenze
QUI Link ad approfondimento “A chi serve la governabilità” di Il Tafferuglio – Lucca
QUI Link a materiali scaricabili (volantini, manifesti…) “Il popolo dice NO” di Ex-Opg Je so pazzo – Napoli

REPORT della SECONDA ASSEMBLEA delle REALTÀ ANTAGONISTE TOSCANE (9 ottobre 2016, Firenze)

REPORT della SECONDA ASSEMBLEA delle REALTÀ ANTAGONISTE TOSCANE (9 ottobre 2016, Firenze)

Cub Firenze
Cub Toscana
Occupazione di Via del Leone
Occupazione di Viale Corsica81
Newroz Pisa
Ateneo Libertario
Iniziativa Antagonista Metropolitana
Collettivo Putilov
Movimento di Lotta per la Casa
Casa Rossa Occupata
Torpedo Lucca
Cip S.Concordio
Il Tafferuglio
Spazio comune La Polveriera
Cantiere Sociale Versiliese
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Area Globale
Rete dei Comunisti Toscana
Eurostop Toscana
(se ci siamo dimenticati di qualcuno scrivetecelo e lo aggiungiamo)

A seguito dell’assemblea a Massa era stato mandato un primo elenco delle realtà intervenute. Questa seconda volta hanno partecipato anche diverse nuove soggettività (autogestioni, collettivi -studenteschi, culturali e politici-, sindacati di base), di cui manca tuttavia un elenco esatto e dunque chiediamo qualora qualcuno fosse stato escluso di scriverci in privato e lo aggiungeremo quanto prima.

Com’è andata.
Sono state distribuite stampe col report del precedente ritrovo a Massa e da lì si è ripartiti, tutti condividendo quanto era stato detto e i punti a cui si era giunti. Dopo un riepilogo, i molti interventi hanno generalmente insistito sull’opportunità di trovare linguaggi e momenti assembleari e di piazza comuni (sempre tenendo presente il rispetto delle singolarità e delle pratiche da loro promosse) per affrontare la fase attuale.

E’ stata ribadita la centralità dell’appuntamento del referendum, sebbene non riguardi prettamente il nostro campo, e lo si è visto come affrontabile su due diversi livelli: sull’aspetto tecnico (analisi del tentativo di controriforma), ma soprattutto riuscendo a declinare l’opposizione alla riforma costituzionale in terreni sociali (lotta per la casa, lavoro, istruzione, …).
Al riguardo è stata sottolineata anche l’importanza del fattore soggettivo, di come questa scadenza crei una polarizzazione di interessi per il significato che sta assumendo di ‘zampata’ al governo. In più si tratta di una tappa che in Toscana ha un significato speciale perché è qui che Renzi-e-compagnia sperimentano quelle pratiche di taglio del welfare sociale che sono poi riportate a livello nazionale.
Dunque occorre rafforzare i nostri locali sforzi per intraprendere questo percorso, usare l’appuntamento referendario come opportunità per fare emergere le lotte sociali e politiche contro questo governo e contro il sistema capitalista.

Inoltre è emersa una diffusa volontà di dare vita a percorsi comuni, che non si fermino alla scadenza del 4 dicembre, ma che intessano una rete e un piano d’azione che siano in piedi a prescindere dall’esito del referendum.
Sono state quindi individuate alcune date, ritenute importanti occasioni di mobilitazioni comuni: 21 ottobre con uno sciopero sociale dislocato nelle varie città toscane e nello specifico si è richiesto un intervento massiccio alla manifestazione di Pontedera, 22 ottobre a Roma per il No Renzi Day, 5 novembre a Firenze per la contestazione alla “Leopolda del si”, 27 novembre a Roma per la manifestazione nazionale contro la riforma costituzionale.

Sul 5 novembre alla Leopolda di Firenze, è stato rilevato come per la controparte quella sarà la passerella del Sì. Avrà quindi un valore altamente simbolico e non mancare sarà importante.

Si sono poi affrontate, o meglio sarebbe dire accennate altre numerose tematiche: l’alternanza scuola/lavoro, diritto di reddito/occupazione/sopravvivenza, diritto alla casa/diritto all’abitare, necessità di acquisizione di coscienza di classe, immigrazione, centralità dell’UE nelle dinamiche di potere, importanza di prestare attenzione alle periferie regionali, necessità che movimenti e sindacati tornino ad avere momenti di scambio sempre più frequenti (a fronte di un nemico comune), generale percezione di un diffuso fermento (palpabile, ma che incontriamo troppo poco).

In più, considerando l’eterogeneità di percorsi e provenienze e intendendo valorizzare certe ‘specializzazioni’, si ritiene una vera opportunità la messa in comune di specifiche competenze: volontà è quella di costruire momenti in cui condividere le esperienze e conoscenze delle diverse realtà, a seconda di ciò che è stato meglio sviluppato.

(Sarà creata a breve una mailing-list, con le solite scontate raccomandazioni sull’utilizzo) e si chiede quindi di inviare alla pagina della Casa Rossa Occupata un messaggio con le mail da dover aggiungere.

Infine, dal punto di vista politico, è emersa una chiara esigenza di relazione. Vari interventi hanno insistito su come il referendum e le nostre lotte sociali vadano a intersecarsi e aprano scenari e possibilità. Pensiamo di poter incontrare una classe che sta subendo tutte le contraddizioni del capitalismo nella sua versione italiana ed europea, e per questo disposta a lottare.

Il prossimo appuntamento è a Lucca, domenica 23 ottobre ore 15.30, alla biblioteca Popolare San Concordio

Seconda assemblea delle realtà antagoniste toscane

Cogliendo l’invito della Casa Rossa Occupata, occupazione presente a Massa da 4 anni (link), ci siamo resi disponibili ad organizzare a Firenze il secondo appuntamento della cosiddetta “assemblea antagonista toscana”, ovvero un’assemblea composta da tutte quelle realtà toscane che hanno aderito all’appello della CRO (qui link) e che si pone l’ambizione di rispondere ad una necessità oggettiva per chi oggi lotta contro le avversità del sistema (povertà, disuguaglianza, razzismo…) e la repressione padronale (licenziamenti, denunce, squadrismo fascista…), ovvero quella di coordinarsi e supportarsi.

L’appello insisteva molto sulla necessità di ripartire collegando chi nei territori lotta in maniera autorganizzata, riconoscendo le difficoltà storiche di perseguire esperienze ricompositive andando oltre le differenze di “area” di appartenenza. Proprio per questo il livello della partecipazione alla prima assemblea è stato più che positivo: più che la volontà di unirsi a prescindere c’è stata una disponibilità all’ascolto reciproco ed il riferimento ad una fase drammatica per milioni di persone.
Il neoliberismo oggi non è solo dominante, ma è teoria del pensiero unico. Il capitale finanziario, “i mercati” da rassicurare, rappresenta quella mano invisibile che governa l’economia. Ma questa mano invisibile ha nomi e cognomi, e sedi fiscali in paradisi del fisco.
Oggi nel nostro territorio, la Toscana, questo modello di sviluppo dominato dalla ricerca del profitto ad ogni costo è organizzato nel Partito Democratico, che ben prima dell’approdo di Renzi alla Presidenza del Consiglio -ma che con lui ha subito un’accelerazione in tal senso- ha stabilito un laboratorio sperimentale nella nostra Regione e nella vicina Emilia Romagna.
Un laboratorio di governo in primo luogo di gestione delle risorse, in senso corporativista ed aziendalista. Sanità, scuole, asili, casa, spazi e beni pubblici, ma anche ambiente e lavoro, sono i terreni di scontro più acre fra i diritti delle persone e gli interessi del capitale.
Ma anche un governo del consenso, mostrando un partito che si fa burocrazia europea e che declina capillarmente la narrazione neoliberista della necessità di certe politiche di sacrifici ed austerità, affidando app.
Ecco, noi a partire dall’opposizione a tutto questo rilanciamo il secondo appuntamento toscano, affinché si costituisca una rete resistente, solidale e conflittuale che a partire dai ragionamenti e dalle pratiche condivise sappia darsi una strategia oltre al livello immediatamente locale, colpendo il PD e gli interessi padronali dove più lo riterremo efficace.
Abbiamo parlato di istruzione, casa, sanità, diritto agli spazi, ma anche di lavoro e delle politiche guerrafondaie dell’Unione Europea nello scacchiere imperialista internazionale, che oggi ci colpiscono solo indirettamente, ma che portano nelle nostre città centinaia di migranti, gestiti dallo Stato e dalla UE come merci sulle quali far profitto o utilizzati come merci di scambio, appunto, per altri fini, durante le trattative europee.
Anche a partire dalle nostre pratiche quotidiane, sul territorio toscano esistono invece esempi concreti e radicalmente alternativi di affrontare l’aumento di immigrazione, spesso transitoria, sui nostri territori.
Ognuna delle realtà intervenute ha descritto le proprie lotte, auspicando una maggiore comunicazione fra realtà territorialmente così vicine, sia dal punto di vista pratico (reciproco sostegno in caso di bisogno), sia da quello teorico (maggiore condivisione di idee, di approfondimenti, di conoscenze e di pratiche), insistendo comunque sull’eterogeneità come valore e non come ostacolo.
Con questo appello vogliamo quindi rilanciare le proposte emerse fin’ora:
  • individuare già nel terreno del referendum un primo banco di prova per approfondire un discorso comune
  • organizzare incontri seminariali e di reciproca conoscenza nelle città che hanno una particolare esperienza su un tema
  • realizzare strumenti di comunicazione virtuale e di raccordo fra le varie realtà. Il gruppo e la mailing list sono già in creazione quindi chiediamo ad ogni realtà di lasciarci contatti fb o indirizzi mail.

MAI PIU CANCELLI IN SANT’APOLLONIA!

Domenica 18 settembre abbiamo dato avvio alle nostre attività alla luce della ri-apertura del cortile, rimasto chiuso sin da giugno per i lavori di rifacimento del prato. Ma qui non vogliamo concentrarci sulla perplessità che può destare l’eccessiva durata del cantiere (tre mesi); su questo abbiamo speso alcune parole in un altro comunicato (QUI).
Maggiori perplessità, per non dire profonda amarezza, sono nate quando abbiamo appreso che l’obbiettivo dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio(DSU) è di chiudere il chiostro appena riqualificato con un cancello, di cui la rete metallica che avete visto ultimamente non è che un beffardo spettro.
Rivendichiamo l’apertura del chiostro: abbiamo scacciato lo spettro, per adesso.
Quel che qui ci interessa chiarire è che l’apertura del cancello si è resa necessaria per garantire l’inviolabilità della pubblica fruizione di uno spazio – questo del chiostro di dell’ex convento di Sant’Apollonia – che rappresenta una felice eccezione in un centro storico sempre meno verde e sempre meno vivibile.
Pretendiamo che il chiostro rimanga sempre accessibile: il degrado usato come spauracchio contro l’apertura al pubblico deriva dalla gestione burocratica e fallimentare di Regione Toscana e DSU e prolifica a causa dell’incuria, dell’assenza di manutenzione e della mai avviata ristrutturazione del plesso.
Pretendiamo inoltre l’immediata riapertura dell’aula studio al piano terra, chiusa dopo neanche un anno dalla sua inaugurazione per l’incuria della gestione, che si nasconde dietro motivazioni come quella dello spaccio, il quale è semplice conseguenza dell’abbandono dello stabile in questione.
Chi conosce il nostro quartiere sa di cosa parliamo: di un quartiere diviso, carente di ogni servizio e
avvelenato da spaccio e consumo di eroina. Storicamente dalla chiusura di spazi aperti (vocati, per natura formale, a raccogliere persone) non è mai nato nulla di buono. L’azione di chiudere il chiostro di Sant’Apollonia è in linea con la generale tendenza ad indirizzare le persone, come fossero automi, a frequentare sempre gli stessi spazi, le stesse piazze, a percorrere le stesse strade congestionate di luoghi pianificati a tavolino per il “tempo libero”.
La sicurezza non si assicura mettendo un cancello o chiudendo gli spazi vivi, l’effetto anzi sarà contrario.
Se c’è un’unità di vicinato, se le persone “controllano” naturalmente i luoghi che vivono si innescano meccanismi cooperazione, ma se le persone non ci sono tutto ciò non è minimamente possibile.
In un quartiere in cui convivono la vecchia residenza “autoctona” e la “nuova popolazione” – ovvero le centinaia di studenti fuori sede che vi abitano, i tanti giovani che si dividono l’affitto per trovare lavoro (spesso precario) in centro, ed i tanti nuovi cittadini extracomunitari, noi (inteso come noi che viviamo genuinamente gli spazi) – l’alternativa è rappresentata da una gestione diversa, cooperativa e partecipata.
Chiediamo infine l’istituzione di una figura nel cortile che ne garantisca l’apertura, la cura e la pulizia. Che questo avvenga assumendo nuovo personale o aumentando il monte ore o rivendendo i turni questo sarà da decidere di concerto con i lavoratori del DSU e della ditta che gestisce in appalto la mensa universitaria.
MAI PIU CANCELLI IN SANT’APOLLONIA!

C’era un grande prato verde…

Senza alcun avvertimento agli studenti/esse ed ai lavoratori/trici della mensa universitaria del complesso di S. Apollonia, o ai cittadini del quartiere che da decenni vivono lo spazio, l’15 Giugno
sono iniziati dei lavori di ristrutturazione del manto erboso del chiostro.
Il primo intervento di Giugno.
  
Dopo pochi giorni di lavoro sul terreno, il complesso di proprietà regionale è rimasto inagibile per 3 mesi. Solo i primi di Settembre infatti i lavori sono ripresi per stendere il suddetto manto erboso.
In questo contesto sono almeno tre i punti critici che alimentano domande e perplessità:
Non c’è stata nessuna trasparenza sui tempi e le modalità di svolgimento dei lavori. Trattandosi di un luogo pubblico dovrebbe esserne visionabile il progetto, ma fin dall’inizio pareva che né Regione né DSU lo conoscessero, vista la laconicità delle loro risposte alle nostre domande.
– Ci è stato esplicitamente detto -seppur informalmente- che c’è la volontà di installare un secondo cancello per chiuder l’accesso al cortile, rendendolo mero “giardinetto” da “vedere ma non toccare”, se non per i buffet e le conferenze private che si svolgono nell’Auditorium al piano terra, in linea con la strategia della “città vetrina”.
I costi, stimati sui 50mila €, comprendono quindi questo cancello? O sono stati spesi solo per il rifacimento del prato?
Se la possibilità dell’installazione di un cancello non la consideriamo accettabile a prescindere, ci chiediamo anche perché i lavori, che dovrebbero fondamentalmente consistere nella disposizione di un nuovo manto erboso e nell’installazione di un sistema di irrigazione, sono andati avanti a ritmi ridicoli (o meglio, è tutto bloccato) per oltre tre mesi. Sarà mica stata questa la motivazione di un costo così esoso per questa -pur importante ma non così costosa- opera?
Intanto noi ne rivendichiamo l’apertura, in occasione della giornata di laboratorio di costruzioni con materiali di recupero datata Domenica 18 Settembre.
Abbiamo fabbricato tre sedute con bancali recuperati da alcuni dei tanti stabilimenti della logistica nell’area industriale fiorentina. Inoltre abbiamo posizionato cartelli che indicano l’importanza della tutela del chiostro e del verde urbano.

Un invito a lottare, dibattere e festeggiare: 2 ANNI DI MONDEGGI FATTORIA SENZA PADRONI

Sabato 25 Giugno, una giornata importante.
Per Mondeggi si compiono 2 anni di occupazione, vogliamo perciò portare tutta la nostra solidarietà a chi lotta per la riappropriazione di un bene pubblico così importante e la contrarietà al progetto di svendità.
Saremo quindi alle 9 davanti al Comune di Bagno a Ripoli a manifestare il sostegno al progetto di autogestione delle terre e del presidio contadino di Mondeggi.
Alle 15 invece INVITIAMO TUTTE E TUTTI ai tavoli tematici
“Territori in resistenza. Costruire alternative reali intrecciando relazioni e pratiche di movimento” (parte I)
“Cucine popolari autogestite”
che proseguiranno poi il giorno dopo.

Su quest’ultimi vorremmo spendere due parole e condividere un ragionamento, al fine di arrivare al dibattito con maggiore chiarezza.

Negli ultimi 2 anni Mondeggi e la Polveriera hanno avuto una relazione stretta, fatta di gesti di solidarietà e reciproco appoggio. Condividiamo innanzitutto la convinzione che, con il mutuo soccorso fra persone e collettività, si possa qui ed oggi praticare alternative virtuose al sistema. Nel farlo però, ci scontriamo ogni giorno con un sistema sociale ed economico sempre più vorace di risorse e sempre più prepotente nell’imporre le proprie – infauste- decisioni.
Sabato al tavolo sui Territori in resistenza e quello sullecucine popolari autogestite vogliamo affrontare il tema proposto poche settimane fa durante il Festival delle Cucine popolari di Bologna: come si possono portare avanti questi obiettivi ponendoci il tema dell’impegno e del tempo che i singoli dedicano a questa pratica?
Come, chi resiste alla svendita di un bene autogestendolo, chi produce senza sfruttamento del lavoro salariato e della terra, chi lotta ogni giorno per un altro mondo, può rafforzare il senso della sua azione e diminuirne il costo, il peso?
La domanda vuole puntare dritta al punto sempre più stringente, come stringente si fa la morsa della crisi permanente del capitale, dell’incociliabilità di pratiche anticapitaliste dentro un sistema di mercato capitalista. Sembra puntare al cielo, ma è guardandoci intorno che ne cogliamo la risposta: Firenze è oggi una città investita dall’aggressione neoliberista del nuovo ciclo renziano fin nelle sue più profonde radici: dalle sorgenti d’acqua, passando per le campagne e le periferie, fino al suo centro storico, un’intera filiera di conflitti si intersecano con la catena alimentare che porta i prodotti della terra e del lavoro nelle pentole dentro le quali si nutrono la maggior parte delle lotte che portiamo avanti.
Una filiera di lotte che unite possono dare nuova propulsione ad ognuna di esse, aumentando gli scambi fra realtà autogestite senza l’uso della moneta-debito capitalista, ma basandosi su altri codici e equivalenze: quelli della solidarietà, dell’uguaglianza, della condivisione e del dono.
Intrecciare queste filiere, dare risposte ai bisogni delle persone rafforzando i legami collettivi, spaziali ed ideali, ci permettono oggi di immaginare un domani fuori dalle leggi del mercato.
Non che questa strada sia semplice, ma facendo nostre le riflessioni proposte dalla Rete Eat the Ric, Genuino Clandestino e Mondeggi, proponiamo di avviare una seria riflessione sulle problematiche e sulle prospettive che le esperienze di autogestione più avanzate ci danno.