Archivi categoria: Vertenza Sant’Apollonia

Cronistoria delle vertenze sul complesso di Sant’Apollonia nel quale si inserisce l’occupazione della Polveriera Spazio Comune come atto di resistenza, e le successive contrattazioni sul destino del complesso intero con l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio e la Regione Toscana

PRESIDIO per SANT’APOLLONIA BENE COMUNE sotto la sede dell’ARDSU! DOMANI 4 Marzo ORE 14 VIALE GRAMSCI 36

Domani 4 Marzo (in viale Gramsci, 36, dalle ore 14.30) si riunirà il Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, durante il quale si discuterà soprattutto del futuro di Sant’Apollonia.
Il progetto che verrà discusso non tiene assolutamente conto delle necessità degli studenti e degli abitanti del quartiere che già da tempo hanno ribadito con forza che Sant’Apollonia deve restare un bene pubblico, dopo e durante (visti i lunghi tempi previsti) i lavori di recupero e valorizzazione.
Così si è creata un’Assemblea per Sant’Apollonia Bene Comune, con l’intento di presentare una proposta alternativa che vada incontro ai bisogni reali e non ai bisogni d’ufficio.
Domani presenteremo questa proposta di progetto direttamente al CdA, anche senza invito.
Per questo motivo la Polveriera chiama studenti, cittadini e comitati a presidiare l’ingresso della sede dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario durante il Consiglio di Amministrazione (inizio ore 14,30) che pretende di decidere sulle nostre teste: contro le politiche inefficienti che hanno portato all’abbandono dell’intero complesso, contro la miopia istituzionale verso le concrete necessità dei cittadini:
CONTRO DEGRADO E SPECULAZIONE, 
PER IL DIRITTO ALLO STUDIO,
PER IL DIRITTO ALLA CITTA’

Proposta di progetto di recupero e valorizzazione del complesso dell’ex-convento di Sant’Apollonia

Queste pagine saranno presentate e protocollate mercoledì 4 marzo in occasione del consiglio di amministrazione dell’Azienda regionale per il diritto allo studio. L’appuntamento è mercoledì 4 alle ore 14 davanti alla sede Ardsu di viale Gramsci 36 per far sentire la nostra voce con forza e decisione.

Il Punto su Sant’Apollonia fino a gennaio

Fin da quando, a maggio, La Polveriera ha aperto gli spazi di Sant’Apollonia, le istituzioni hanno preso subito una posizione chiara: questi locali dovevano rimanere chiusi. Di fatti la linea scelta a caldo dal DSU è stata di sigillare maldestramente l’ingresso con qualche trave improvvisata e niente più.
Allora, come nel decennio precedente, i rapporti col DSU erano praticamente inesistenti. I collettivi universitari, in particolar modo quelli presenti nel centro storico, per anni hanno portato avanti la vertenza sul plesso di Sant’Apollonia, sia sul servizio della mensa, sia sullo stato di abbandono dell’intero chiostro ma tutto ciò che è stato ottenuto è stato rendersi conto della disarmante incapacità per le istituzioni di concepire un progetto concreto che potes
se avere come finalità la rinascita di questo luogo.
Le motivazioni di allora sono le medesime del presente: un servizio di ristorazione funzionale, la necessità di aule studio a disposizione degli studenti e la riqualificazione di un patrimonio culturale abbandonato a sé stesso.
Le uniche risposte ci sono state solo negli ultimi anni: il cambio di appalto gestionale della mensa con relativa ristrutturazione dei locali interessati, che ha causato grossi disagi al servizio per almeno un anno intero e proponendo un risultato che di migliorativo ha poco o nulla, e l’apertura di una misera aula studio al piano terra riempita con una trentina di sedie.
In breve, un vero dialogo, se non limitato, tramite le rappresentanze studentesche, non c’è mai stato fino all’apertura di questi spazi.
Passando all’azione, abbiamo pensato che la soluzione migliore fosse mettere le istituzioni davanti al fatto compiuto: La Polveriera è aperta e si adopera dove voi finora non avete potuto e voluto.
All’inizio dello scorso ottobre abbiamo inviato una mail alle personalità che ritenevamo dovessero interessarsi alla situazione di Sant’Apollonia per intavolare insieme un dialogo. I destinatari sono stati: il direttore del DSU, il presidente della Regione Toscana, il rettore dell’Ateneo fiorentino e il presidente del comitato di quartiere Q1.
Fra il silenzio del rettore e la lavata di mani del presidente del comitato di quartiere, che letteralmente ha dichiarato di non essere “il soggetto deputato ad intervenire”, dopo un mese abbiamo ricevuto una risposta dall’assessorato all’istruzione in cui, sollecitato dalla segreteria della presidenza della regione, si chiedeva un incontro con l’Assemblea occupante.
Fra convocazioni, rinvii e incontri ufficiosi si è creato un dialogo che può essere riassunto nei seguenti punti:
1- il DSU ha intenzione di presentare un progetto di riqualifica del plesso alla Regione in modo tale da garantirsi il passaggio di proprietà dal Demanio;
2- la riqualifica consiste in un ampliamento della mensa, spostamento degli uffici DSU nel plesso, creazione di sportelli front-office per le relazioni con gli studenti, l’adeguamento di un locale ad aula studio e nell’eventualità di poter aver disponibile l’intero plesso (da notare bene: l’utilizzo degli spazi del plesso è spezzettato fra regione, l’ex circolo degli ufficiali e la Fondazione Toscana Spettacolo) anche la creazione di alloggi studenteschi;
3- in tutto ciò la Polveriera non ha modo di esistere, né come realtà (in quanto non riconosciuta giuridicamente) né come spazio (in quanto da subito ci hanno comunicato che questi locali non godono dell’agibilità), quindi deve chiudere.
Come atto di fiducia alla loro intenzione di iniziare seriamente questo progetto, l’Assemblea aveva deciso di chiudere temporaneamente le stanze al pubblico e collaborare al progetto a patto che si prendessero in considerazione alcune questioni, come: la necessità di un luogo in cui la vita studentesca possa articolarsi in uno spazio che permetta cultura e socialità, prendendo esempio anche da altre realtà nazionali dove la gestione di alcuni spazi del DSU è affidata direttamente agli studenti; la necessità di pensare seriamente ad una internalizzazione del servizio mensa e di valutare la collaborazione con realtà locali autonome specializzate nel recupero degli spazi prima di aprire bandi e concedere soldi a enti privati per la riqualifica.
Tutto è rimasto in sospeso così, in attesa di nuovi aggiornamenti che sarebbero giunti con l’inizio del nuovo anno.
E le novità sono giunte.
L’unico problema è che non sono state delle vere novità: a quanto pare la nuova amministrazione (sia del DSU che dell’Assessorato) ignorava l’esistenza di una pratica tra Regione e Demanio sul plesso di Sant’Apollonia già dal 2011 e arenata col cambio di guardia.
L’esistenza di questa pratica, che in parole spicciole è un progetto che cerca semplicemente di definire ufficialmente l’odierna lottizzazione e mal gestione del plesso, motivi per cui i collettivi universitari si sono sempre interessati alla causa, rende totalmente vano ogni dialogo instaurato negli ultimi due mesi perché annullarla significherebbe ripartire da capo.
Qualcuno paragonerebbe una situazione del genere al gioco delle tre carte. Come è possibile che gli assessori Bobbio e Nocentini non sapessero di questa pratica? Cosa significa che non si può ripartire da capo quando già era stata manifestata (anche se solo verbalmente) l’intenzione di lavorare su questo nuovo progetto? Perché portare avanti un vecchio progetto finora fallimentare trasformando un luogo pubblico e potenzialmente vivace in una sede di sterili uffici?
Un pensatore malizioso riflettendo su questi fattori li considererebbe semplice fumo negli occhi, atto a garantire la perseveranza dell’istituzione a continuare progressivamente sulla strada percorsa nell’ultimo decennio: svalutare l’intero plesso, svuotarlo dalla vita studentesca e portare avanti senza complicazioni un progetto speculativo che possa permettere al miglior offerente una radicale trasformazione del luogo e della sua funzione, togliendolo illegittimamente al diritto allo studio e al quartiere, in nome della nuova politica economica cittadina.
Per questo siamo qui e per questo riteniamo che la gestione degli spazi pubblici, di questo spazio, debba essere costruita quotidianamente dal basso, dagli studenti e dai cittadini stessi, attraverso percorsi partecipati e democratici.

—————————————————————————————————————————
Qui potete trovare l’invito all’incontro con gli assessori e il presidente della regione toscana che abbiamo indetto per il 14 febbraio a seguito dell’assemblea che si è svolta lo scorso 31 gennaio:
DIRITTO ALLO STUDIO, DIRITTO ALLA CITTA’

Il nostro resoconto dei rapporti con le istituzioni fino a Gennaio (31/1/2015)

Sant’Apollonia
 Il nostro resoconto dei rapporti con le istituzioni fino a Gennaio (31/1/2015)
http://lapolveriera.blogspot.it/2015/02/intervento-introduttivo-dellassemblea.html

 dal sito di Studenti di Sinistra (29/1/2015)

Sant’Apollonia: schiaffo della Regione alla vita studentesca e cittadina. Re(si)stiamo!

“…Il piano di valorizzazione dell’assessorato alla cultura è più che mai folle: vuole farne la casa delle sue fondazioni escludendo quindi che un luogo pubblico con una tale struttura e storia possa essere uno dei primi esempi di spazio pubblico gestito e magari co-gestito da chi davvero vive quegli spazi, rendendolo luogo di incontro, di scambio, un vero centro di cultura.”

LEGGI TUTTO http://www.studentidisinistra.org/2015/01/santapollonia-resistiamo/

 Al link sottostante potete leggere l’articolo uscito su RepubblicaFirenze in data 29 gennaio riguardante “le decisioni prese dagli altri” e la mai passata di moda pratica dello scarica-barile.

http://lapolveriera.blogspot.it/2015/02/santapollonia-alla-regione.html 

su LaNazione del 4 Gennaio pubblicano il comunicato degli S.d.S. che si sono mobilitati con la Polveriera http://www.lanazione.it/firenze/studenti-sinistra-santapollonia-regione-1.637069

L’accelerata sul processo d’acquisizione da parte della regione (dopo anni e anni d’immobilità…)

28/01/2015
La Regione prende in carico Sant’Apollonia. Investe un milione e 200mila euro
Copyright © gonews.it
30/01/2015 
Demanio, Firenze: complesso Sant’Apollonia passa alla Regione Toscana
04/02/2015
Complesso di Sant’Apollonia, Studenti di Sinistra invitano ad un assemblea pubblica per capirne il destino

Copyright © gonews.it

Assemblea pubblica sul plesso di Sant’Apollonia – 31/1 h16

All’interno del complesso di Sant’Apollonia da alcuni mesi abbiamo avviato un’occupazione che, nata come rivendicazione universitaria di spazi per il diritto allo studio, è presto diventata rivendicazione di quartiere. 
Sì, perché come Sant’Orsola e l’ Ex-Manifattura Tabacchi, Sant’Apollonia è un enorme immobile pubblico, patrimonio storico, artistico e architettonico di inestimabile valore che all’interno di San Lorenzo ha avuto un ruolo sociale importante fino a quando la burocrazia non l’ha reso un ammasso di mura vuote e in parziale stato di decadimento, contenenti solo una mensa universitaria minuscola rispetto alle potenzialità ed alle necessità. Perciò stiamo occupando alcuni spazi, per proporre immediatamente alternative e possibili destinazioni d’uso, decise collettivamente. Perché Sant’Apollonia ricominci a essere un perno del quartiere, luogo di scambio per tutti e non un semplice contenitore. Per parlare di questo e delle proposte da avanzare alla Regione Toscana con la quale ci siamo confrontati nelle scorse settimane, vi invitiamo ad incontrarci, abitanti del quartiere, lavoratori/trici e studenti/esse
SABATO 31 GENNAIO ALLE 16.00 DENTRO GLI SPAZI RIAPERTI DI SANT’APOLLONIA.

Diario di Bordo – sei mesi dopo

23 Dicembre 2014

Durante l’estate la neonata occupazione è passata quasi inosservata, permettendoci di lavorare indisturbati alla messa in sicurezza delle stanze e di porre le basi per un progetto politico in costante fase di elaborazione. I mesi che sono seguiti hanno visto crescere molto l’Assemblea e il consenso intorno al progetto che si andava delineando, e questo è stato possibile affrontando i problemi legati all’autorganizzazione dello spazio e all’interazione con le realtà che lo circondano e attraversano. Siamo partiti dall‘esigenza di coinvolgere attivamente la comunità proponendo e partecipando al dibattito politico e sociale che interessa direttamente i cittadini.

A settembre abbiamo inviato una e-mail di denuncia a tutti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte nella gestione di Sant’Apollonia (DSU, Regione, Comune, Quartiere), chiedendo chiarimenti sull’umiliante passato recente del plesso e pretendendo un impegno per il suo futuro, informandoli quindi della costituzione dell’Assemblea. Siamo stati così invitati dall’Assessore Regionale Emanuele Bobbio ad un primo incontro di semplice conoscenza durante il quale abbiamo presentato le rivendicazioni avanzate negli anni dai collettivi universitari – ribadite anche in un secondo incontro informale – e che possiamo sintetizzare così: la restituzione alla comunità della possibilità di vivere Sant’Apollonia e la riqualifica del chiostro, che dall’attuale stato di decadenza possa tornare a essere un luogo pubblico e un punto di riferimento nel quartiere. 
Quello che proponiamo oggi tramite la riappropriazione e l’autogestione comune tra studenti, lavoratori e abitanti del quartiere, è la concreta possibilità di lavorare attivamente alle soluzioni creando un luogo di socialità alternativo, vivo e propositivo.

Alcune settimane dopo quest’incontro, a fine novembre, la notizia dell’occupazione dell’intero chiostro per l’organizzazione del mercato contadino li ha allertati a tal punto da indurli a intervenire per dissuaderci minacciando lo sgombero delle stanze occupate. Siamo riusciti a evitarlo garantendo la temporanea chiusura delle stanze (da loro giudicate inagibili) a patto che entro la fine dell’anno ci venissero presentati progetti concreti sul futuro del chiostro con la dimostrazione di una seria presa d’impegno. 

Di conseguenza il 23 dicembre, a sette mesi complessivi dalla nascita dell’Assemblea della Polveriera, abbiamo incontrato per la seconda volta l’Assessore Regionale insieme al nuovo Direttore del DSU Francesco Pierulli, i quali ci hanno esposto la prima bozza di progetto di riqualifica del chiostro: se attualmente la maggior parte del complesso è inutilizzato o indebitamente impiegato per uffici, le intenzioni mostrate sono quelle di ristrutturare interamente il primo piano per allargare la sala della mensa, allestire delle aule studio e addirittura ospitare una residenza studentesca, mentre per quanto riguarda il piano terra è previsto un ingente investimento per rimettere a nuovo il giardino e per trasferire gli uffici amministrativi e di front-office per studenti. Apparentemente entusiasmante. E sembra che i tempi di realizzazione non saranno troppo lunghi, giusto il tempo di reperire otto-nove milioni di euro…

Com’è possibile tutto questo? Com’è che dopo anni di disinteresse, proprio ora, in tempo di elezioni, si promette tutto ciò? È evidente che il progetto proposto è mera propaganda se lo dobbiamo considerare nell’ottica della prossima campagna elettorale per le elezioni regionali toscane, ma soprattutto resteranno parole al vento se non insisteremo maggiormente con la strada che abbiamo deciso di intraprendere: un progetto di riappropriazione e autogestione che deve essere costruito con la pratica della democrazia diretta, lontano dai macchinosi processi burocratici che impediscono una sana ed efficace gestione della cosa pubblica, così da coinvolgere direttamente la comunità a interessarsi dei propri spazi e delle proprie vite.

Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alle riunioni dell’Assemblea e alle iniziative della Polveriera, in vista di un prossimo incontro pubblico nel quale costruiremo collettivamente il progetto per una nuova Sant’Apollonia.

L’Assemblea della Polveriera


Sul Mercato, Mondeggi e RiMaflow

Appunti polverieri sul Mercato Contadino

Il 30 Novembre abbiamo ospitato nel nostro piazzale il mercato di Genuino Clandestino (comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare). Con i banchi, le associazioni e i comitati presenti,  tra cui Mondeggi Bene Comune e la fabbrica recuperata Ri-Maflow, abbiamo vissuto momenti bellissimi durante tutta la giornata, e alcune riflessioni vengono spontanee.
Le parole chiave che accomunano La Polveriera, Mondeggi e la Ri-Maflow sono l’autogestione, il mutuo soccorso, la riappropriazione e la lotta contro la speculazione, l’abbandono e l’annientamento della vita. Se da una parte noi ci occupiamo di uno spazio cittadino e universitario, loro si occupano rispettivamente dell’ambito agricolo e di quello industriale.
Con quest’evento siamo riusciti, almeno per un giorno, ad unire lotte “urbane” con quelle del lavoro e della sovranità alimentare, costruendo una critica della produzione capitalista. Ma l’obiettivo sta nel voler costruire una progettualità per far sì che queste connessioni ci permettano di rielaborare i nostri discorsi e i nostri obiettivi sotto una consapevolezza maggiore.
Ospitando il mercato abbiamo ridato vita al chiostro, che versava nel degrado e nell’abbandono da anni, utilizzato saltuariamente solo dalla Fondazione Toscana Spettacoli per le proprie passerelle e i propri festini privati. In Sant’Apollonia il 30 Novembre si respirava l’aria della comunità, allargavamo le nostre conoscenze e i nostri orizzonti, mentre intorno a noi i bambini giocavano, gli studenti leggevano e i cittadini avevano accesso a prodotti a chilometro zero e biologici.
I partecipanti al mercato erano pienamente consapevoli di essere in una situazione di illegalità, condivisa e diffusa, ma l’incontro con chi occupa le terre e con chi occupa le fabbriche ci ha rassicurato e rasserenato sul fatto che legalità e legittimità sono concetti che non coincidono.
Non ci interessa restare nell’ambito della legalità se questa vuol dire sprecare risorse, se vuole imporre modelli di vita che ci uccidono o che ci opprimono. 
E siccome è proprio da quest’esigenza di riprenderci spazi e tempi nostri che è nata la Polveriera, un progetto che non è fine a se stesso, ma che è mezzo per esprimere le nostre esigenze e immaginare altri modi di vivere gli spazi urbani, i tempi di vita e le relazioni sociali, abbiamo messo in relazione tutto ciò con le esigenze di altre vertenze: un piccolo produttore, contadino o artigiano che sia, può permettersi davvero di sacrificare metà del proprio guadagno per pagare il posto nel quale vende i propri prodotti? Ovviamente no, restando in una logica di mercato aperto, capitalista e legale. Da qui il bisogno di un mercato clandestino, organizzato in uno spazio temporaneamente occupato, nel quale il sentire comune diventa bene comune. 
I nostri sentimenti e le nostre emozioni coincidevano con i nostri intenti. Abbiamo restituito il chiostro alla città: non è solo nostro, ma è di tutti e tutte!
Il nostro impegno nel promuovere l’iniziativa è stato premiato da una larga partecipazione sia del quartiere che dei nostri amici e conoscenti e dall’ennesimo riconoscimento che abbiamo fatto la cosa giusta. Questo ci legittima ad andare avanti.
Se il sistema e la burocrazia – incarnati nei dirigenti delle istituzioni regionali e del Dsu – ci dicono che dovremmo abbandonare gli spazi che abbiamo occupato, noi dobbiamo disobbedire e, con spirito critico, comprendere che la nostra stessa presenza è un elemento di rottura con la realtà di degrado e abbandono nel quale versano gran parte degli spazi pubblici fiorentini.
Da questa faglia la nostra creatività è venuta fuori e ha richiamato dentro l’intera città.
Mondeggi ci mostra che è possibile trasformare in bene comune ciò che prima era caos e nulla.
La Ri-Maflow ci insegna che è possibile e giusto lottare per il lavoro e riappropriarsene. Così noi dovremmo difendere il nostro diritto allo studio e al lavoro.
Farlo da soli è un’impresa impensabile, ma non se riusciremo a metterci in rete, a creare ponti di solidarietà, a crescere insieme riproducendo meccanismi che ci insegnino e ci aiutino ad aiutare e a imparare dagli altri in uno scambio continuo e proficuo di conoscenze, di teorie e pratiche.
Il sorriso sul viso sereno di tutt*, il sudore di chi si è impegnato per realizzare la giornata, i suoni e le voci del mercato, le urla gioiose dei bambini e delle bambine, i fiori ed i frutti degli Oca, le petizioni dei NoTunnelTav e dei comitati contro l’abbattimento degli alberi sul percorso della tramvia, l’arrivo e l’aiuto attivo dei Gas e dei centri sociali, i disegni autoprodotti degli artisti sono la moneta con la quale ci siamo ripagati.
Tutto questo non è un vaneggiamento entusiasta, non è il sogno della comune socialista, ma la realtà che abbiamo creato insieme e che oggi rappresentiamo.
Occupare e autogestire sono mezzi giusti e coerenti per combattere il nulla del degrado e di ciò che ci è stato tolto. Siamo cresciuti in un mondo di asfalto, cemento e tecnologie asettiche, vogliamo un mondo verde, brulicante di vita e di attività lavorative e formative.
Siamo dalla parte del giusto, vogliamo ribadirlo per chi non c’era e non l’ha sentito a pelle o visto coi suoi occhi.
La lotta non è fondata sullo scontro, nel quale decidiamo di perdere qualcosa per annientare un nemico, ma sulla crescita e sullo sviluppo sociale, nei quali ci riappropriamo direttamente, da chi vuole essere nostro nemico (padroni-istituzioni), del nostro reddito, del nostro ruolo sociale e della nostra consapevolezza di classe.
La strategia futura per concretizzare i nostri contenuti dovrà fondarsi sulle stesse parole d’ordine che esponiamo quotidianamente.
Abbiamo attraversato un tessuto sociale misto e variegato, ci sentiamo arricchiti dentro, abbiamo stretto e ricucito amicizie e rapporti che ci garantiscono un contropotere in grado di difenderci, in ultima istanza, dagli attacchi mediatici e politici. Fermarci è impossibile. Prima lo pensavamo, ora lo sappiamo.

Resoconto dell’incontro con Mondeggi e Ri-Maflow 

Dopo una breve introduzione di Samuele dello Spazio Comune LaPolveriera, Francesco di Mondeggi e Luigi di Ri-Maflow presentano le loro realtà, mentre le immagini delle giornate nei campi di Mondeggi vengono proiettate sui muri del Chiostro di Sant’Apollonia.
La fattoria Mondeggi Bene Comune è un’area di 200 ettari di proprietà della provincia di Firenze.
Dopo anni di mala gestione da parte dei privati e del pubblico, i terreni versavano in uno stato di abbandono e di degrado totale. Il tentativo di salvataggio della vecchia impresa agricola da parte della provincia era fallito ed anche l’ultima società partecipata che l’aveva avuta in gestione aveva accumulato un debito enorme ed insanabile. Col tempo gli abitanti di Bagno A Ripoli e dei comuni limitrofi si sono resi conto delle potenzialità del luogo e hanno deciso di occupare le terre e gli edifici abbandonati per riprendere le coltivazioni.
Per evitare di appropriarsi personalmente dei terreni si è deciso di far partire la Custodia Popolare, come previsto dalla Costituzione Italiana per i Beni Comuni. Nasce così Mondeggi Fattoria Senza Padroni, un progetto di gestione nel quale chiunque lo desideri può lavorare spontaneamente riappropriandosi del rapporto con la terra, dei valori e dei principi del lavoro comune per la comunità. Quello che viene prodotto diventa un bene da difendere e da redistribuire. Chiunque può partecipare sia durante le giornate di lavoro, che durante le passeggiate di informazione.
Tramite la coltivazione e la vita si riprende un rapporto sano ed armonioso fra essere umano e natura, nel quale l’agricoltura e l’allevamento diventano gli strumenti per raggiungere nuove forme di autocoscienza, slegate alle logiche del profitto e della società capitalista. I frutti della terra, rigogliosa e felice, diventano il simbolo dell’impegno per una vita sana, biologica e pura.
La campagna per Mondeggi Bene Comune culmina nella petizione già firmata da amministratori pubblici di rilievo, da personalità della cultura e dello spettacolo e da migliaia di cittadini affascinati ed interesati alla lotta per la liberazione delle terre.
La fabbrica recuperata Ri-Maflow nasce con l’impegno ed il sacrificio degli occupanti e degli ex-operai. La Maflow era una fabbrica metalmeccanica che, dopo tanti passaggi da proprietari (prima italiani, poi stranieri) era fallita ed era stata chiusa ed abbandonata. 
Gli operai non si sono rassegnati alla mobilità e alla disoccupazione e sono rientrati nell’azienda. Hanno preferito non indebitarsi creando nuove società o cooperative e hanno formato un’assemblea nella quale hanno deciso di far ripartire la produzione secondo modelli orizzontali e volti all’ecologia. Il primo obiettivo centrato è stato quello di riconvertire l’azienda. Basta produrre per produrre! Basta produrre per il mercato ed il profitto! Senza padroni parassiti non c’è necessità di profitti, ma di ridare dignità al lavoro dei singoli e della collettività.
Hanno iniziato a recuperare materiale di scarto elettrico ed elettronico ed a riqualificarlo e rielaborarlo con i macchinari che sono riusciti a riavviare, scegliendo così di rovesciare la logica del consumo del prodotto che finisce in discarica e di riavvicinarsi alla città, interpellando i cittadini e chiedendo i resti di televisori, apparecchi elettrici, etc.
Lavorando su circuiti non convenzionali l’obiettivo è quello di combattere la speculazione che aveva distrutto il loro lavoro proponendo la “cittadella dell’altra economia”, una realtà nella quale l’autogestione garantisce lavoro, reddito e dignità per tutte e tutti.
Non bisogna confondere l’autogestione con l’autosfruttamento! L’obiettivo è di raggiungere una paga di 16 euro orari compresi di contributi per la pensione. Si lavora tutt* per lavorare meno e si redistribuisce equamente i guadagni.
L’assemblea si mette in rete con l’associazione Fuori Mercato, che ha permesso i contatti e le collaborazioni con SOS Rosarno e genuino clandestino, creando una filiera che combatte lo sfruttamento del lavoro agricolo ed il lavoro nero e dando vita ad autoproduzioni alimentari.
Nella nuova fabbrica entrano anche studenti e compagni, interessati al modello di rinascita del lavoro, lo spazio diventa sociale e l’assemblea si ampia creando nuovi ponti fra mondi che fino ad allora non comunicavano fra loro. Nell’azienda nascono spazi alloggio, la biblioteca, spazi di dibattito cultura, la palestra popolare, il bar, il mercato e si trasforma in una vera comune. Un luogo dove il lavoro libero e la socialità producono anche nuovi modi di vivere e di pensare.
Nasce l’idea di produrre pancali industriali legno per combattere lo sfruttamento che attualmente regna in quel sistema, ma ai macchinari attuali mancano alcuni componenti che non è possibile auto-costruirsi. Parte così la campagna di crowdfunding  “Ri-Maflow vuole vivere”, nella quale si chiede, con umiltà e dignità, di partecipare all’acquisto del nuovo compressore, già pagato al 50% con le campagne di auto-finanziamento e con il lavoro vivo dell’attuale produzione.
L’incontro termina rilanciando i prossimi appuntamenti che le due realtà si sono dati, con particolare riferimento alla due giorni di Genuino Clandestino a Firenze, il 13 e 14 Dicembre.