presentazione “L’anima al lavoro: nuove forme di alienazione e nuove prospettive politiche” di Franco “Bifo” Berardi

17 Novembre, Giovedì: il laboratorio perUnaltracittà invita alla presentazione di “L’anima al lavoro: nuove forme di alienazione e nuove prospettive politiche” di Franco “Bifo” Berardi, in dialogo con Ilaria Agostini, introduce Gilberto Pierazzuoli (http://www.perunaltracitta.org/2016/10/15/anima-lavoro-bifo/).
Lo sfruttamento del lavoro industriale si esercitava sui corpi, i muscoli, le braccia. Oggi si esercita sul linguaggio, l’intelligenza, gli affetti. Siamo nell’epoca dell’anima al lavoro. Quali sono gli effetti patogeni – sulla vita, le relazioni, l’autonomia – di questa cattura della sfera più intima del soggetto da parte del Capitale? Che ne resta del pensiero critico nella sua relazione con le trasformazioni del lavoro e della tecnologia negli ultimi decenni del XX secolo? Nel panorama filosofico degli anni Sessanta e Settanta il processo di sussunzione del lavoro fu definito a partire dal concetto hegeliano di alienazione. L’«operaismo» italiano rovesciò tale prospettiva, sostituendo la nozione di «estraneità» al lavoro a quella di «alienazione del lavoro». Parallelamente, nel contesto del post-strutturalismo francese, venne operato un rovesciamento della visione tradizionale dell’alienazione psichica: la schizofrenia, fino allora considerata come perdita di coscienza, fu riproposta da Félix Guattari in termini totalmente diversi: la forma di una coscienza molteplice, proliferante e nomadica. Oggi che nuove forme di sofferenza e di alienazione emergono nei processi di precarizzazione, occorre ripercorrere l’evoluzione del pensiero critico italiano e francese nel tentativo di aprire via di fuga ai recinti dell’anima. Prima che in Italia, questo libro è stato pubblicato negli Stati Uniti, in Argentina, Messico, Svezia, Corea del Sud, Turchia, Slovenia e Germania.
Il mondo si animò e i corpi si denudarono e si incontrarono nello spazio dell’erotismo libero, nello spazio del rifiuto del lavoro che è sottrazione di vita al dominio repressivo dell’economia. La società affermò la sua autonomia dalla regola economica, e la solidarietà e la simpatia prevalsero rispetto all’avarizia e alla fissazione di potere e di accumulazione.
Ma quella ondata di animazione si rovesciò a un certo punto nel suo contrario, quando le tecnologie digitali e l’organizzazione reticolare della comunicazione si rivelarono dispositivi di cattura dell’anima. Il baricentro del processo di produzione si spostò allora verso lo sfruttamento dell’energia mentale, e l’anima fu sottomessa dalla dinamica della produzione di valore.
L’anima messa al lavoro: ecco la nuova forma di alienazione. L’energia desiderante viene allora presa nella trappola dell’autoimpresa, l’investimento libidinale viene regolato secondo i principi dell’economia, l’attenzione viene catturata nella rete cellulare precarizzata grazie a cui ogni frammento di attività mentale deve essere trasformato in capitale.
Nella prima parte di questo libro voglio raccontare il rapporto tra filosofia e lavoro negli anni Sessanta dal punto di vista della dinamica di alienazione ed estraneità.
Nella seconda parte intendo raccontare le evoluzioni successive del pensiero sociale, nei decenni della cibercultura e della digitalizzazione, nella prospettiva della schiavitù dell’anima e del corpo presi nella rete del lavoro precario cellularizzato.
Nella parte finale intendo ricostruire la genesi delle categorie filosofiche che oggi possono permettere la comprensione della precarietà, forma generale dell’attività lavorativa e dell’esistenza umana cellularizzata.
Per far questo cercheremo di riprendere alcune implicazioni del discorso poststrutturalista, partendo dalla polemica che contrappose negli anni Settanta il pensiero desiderante di Deleuze e Guattari e il pensiero dell’implosione di Jean Baudrillard.

Franco Beradi (Bifo), fondatore della storica rivista «A/traverso», foglio del movimento creativo di Bologna, e tra gli iniziatori di Radio Alice, è autore di numerosi saggi su trasformazioni del lavoro, innovazione e processi comunicativi. Tra i suoi libri: Telestreet. Macchina immaginativa non omologata (insieme a Jacquement e Vitali, 2003), Alice è il diavolo. Storia di una radio sovversiva (2002), Un’estate all’inferno (2002), La fabbrica dell’infelicità (2001), La nefasta utopia di Potere Operaio (1997).

2° Compleanno del MERCATO CONTADINO E DELLE AUTOPRODUZIONI domenica 13 novembre

Nonostante l’orribile cancello che impedisce il libero accesso ad un luogo pubblico domenica noi ci saremo e celebreremo insieme due anni di mercato contadino e delle autoproduzioni convinti sempre di più di essere dalla parte giusta e che il divario tra legalità e legittimità sia sempre piu ampio.
Siamo consapevoli di aver ridato VITA ad un preziosissimo luogo nel centro di Firenze che prima di noi era abbandonato e di cui molti di coloro che lo hanno attraversato in tutti questi mesi ignoravano l’esistenza.
Siamo fieri di aver creato sinergie, amicizie, collaborazioni e di avere costruito una comunità ed un’esperienza assolutamente unica.
I ricordi che ognuno di noi ha delle giornate del mercato non si cancellano con un cancello.
L’assemblea ha deciso in ogni caso di aspettare l’imminente confronto con il DSU (diritto allo studio universitario) e per questa edizione saremo sotto al loggiato al piano superiore.
Passate numerosi e dalle 18 aperitivo e cumbia con Vanni ai piatti !
_Promuoviamo relazioni economiche eque incentrate sullo scambio, l’interazione, la fiducia e la trasparenza, contro le logiche capitaliste e di sfruttamento delle risorse.
_Promuoviamo la FILIERA CORTA e lo scambio di saperi. Pensiamo che sia un diritto poter portare il cibo nelle città al di fuori della filiera commerciale e della grande distribuzione. I prodotti biologici ma industriali NON hanno niente a che vedere con la salvaguardia della terra.
_I produttori e i trasformatori che partecipano al mercato in Polveriera praticano agricolture senza chimica di sintesi e senza l’uso di prodotti chimici industriali, e comunque limitando il più possibile l’utilizzo anche di quei prodotti permessi dai disciplinari del biologico ma che non salvaguardano la terra, le risorse ed esseri viventi.
_Ogni produttore espone sul banco la propria AUTOCERTIFICAZIONE che costituisce assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto alle caratteristiche di ciò che propone.
_Difendiamo la libera trasformazione dei prodotti contadini e favoriamo l’abolizione di intermediazioni tra produttore e consumatore.
_Attraverso questo mercato riportiamo VITA in uno spazio abbandonato da anni in pieno centro a Firenze e chi vi partecipa è consapevole di star compiendo un’azione politica ben precisa.
Tutte le decisioni riguardanti il mercato vengono prese con metodo assembleare. L’assemblea dei produttori è due settimane prima del mercato successivo.

per informazioni scrivere a mercatopolveriera@gmail.com

WALL SKIN in Polveriera TERZA EDIZIONE 12/11


Sabato 12 Novembre, dalle 11:00 alle 23:00 STREET ART EXPO

Tutti gli artisti che parteciperanno a WALL SKIN 2016, riuniti per la preparazione delle opere che verranno esposte alla prossima Florence Tattoo Convention.
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15:00 – 22:30 MACHINE FUNK & Friends Live + Dj Set
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18:30 – 21:00 Aperitivo Benefit TOSELLI
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Chiusura 23:00
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More Info @
LaPolveriera SpazioComune

MACHINE FUNK UNCHAINED – 6 novembre 2016

MACHINE FUNK UNCHAINED
6 novembre 2016
11:00 – 22-00
Jam session di musica elettronica
open table, open mic, open floor, live painting, freeform video projection
18:30 – 22:00
Machine Funk Soundsystem DJ Set
p-flex – ciori – lore j – thx – uaui – bolna (es drum) – léon p (numa crew) & friends of the machine
18:30 – 21:00
Durante la giornata sarà presente un banchetto informativo con un po’ materiale a riguardo.
POCHE REGOLE
1) AUTORGANIZZAZIONE
Porta la tua macchina, drum machine, synth, computer, tablet, ricordati di portare tutti i cavi necessari a connetterla, il mixer da studio che utilizziamo accetta ingressi jack grande mono, porta adattatori se usi cavi RCA. Quando arrivi, domanda, ascolta, cerca di capire il mood della jam.
2) CONTEGNO
Riduci la tua polifonia, se hai una drum machine e non sei il solo usa due voci al massimo, cerca di capire cosa serve alla jam, manca una linea di basso? fai quella. È inutile avere otto casse e quattro pad che suonano insieme. Il BPM della jam si alzerà progressivamente, ci sarà tempo per più generi.
3) COLLABORAZIONE
Non importi, fai provare la tua macchina agli altri e potrai provare le macchine altrui. Informa e sarai informato. Aiuta e sarai aiutato. La jam è una creatura fragile e si regge sulle spalle dei musicisti, pasci la jam, non mungerla. Prova a fare un genere che non frequenti.
Per chi vuole partecipare noi saremo a montare in Polveriera dalle 10.30 circa, arrivate presto e dateci una mano. La jam si svolgerà su 9 ore e il BPM salirà progressivamente dai 70 ai 140 bpm circa. Vi aspettiamo.
Stage manager: Alessandro Bavasso Mellini
Jam managers: Lorenzo Banchi, Ciòri Marciòri
Venue: LaPolveriera SpazioComune (http://lapolveriera.blogspot.it/)

Ci sono tanti modi per dire NO!

Per capire che tipo di NO vogliamo affermare il 4 Dicembre riteniamo di dover fare una premessa prospettica, così da capire perché questa contro-riforma sia così pericolosa.
Senza dare uno sguardo alla lunga parabola discendente della partecipazione popolare alla politica in questo paese, non si può ben inquadrare l’evoluzione della democrazia parlamentare italiana in un’oligarchia, che intende le elezioni come mero passaggio di investitura di un Governo.
Il malaffare diffuso nello Stato – dal livello locale al nazionale – amministrato da una classe sociale composta da politici, amministratori, affaristi ed imprenditori ha alimentato un sentimento “anti-casta” che ha sempre più allontanato i cittadini dalla cosa pubblica.
Ovviamente questa tendenza fa gioco alla nuova governance europea, che al posto della politica preferisce il dato statistico e la soluzione tecnica, che nascondono in verità l’imposizione dall’alto di scelte guidate da interessi di classe ben evidenti.
E così l’austerità ed i sacrifici sono passati anno dopo anno, pareggio di bilancio dopo spending review, come soluzioni incontestabili, nel vero senso della parola: chiunque abbia provato a contestare, sia questo licenziato, esodato, studente, cassintegrato, terremotato… è stato represso con la forza poliziesca.
Perchè questa premessa? Perchè questa riforma si iscrive nella tendenza europea di esproprio della democrazia e di demolizione di ogni corpo intermedio di partecipazione.
Per questo riteniamo importante fermare questo disegno contro la democrazia, per arginare una volontà autoritaria che aleggia in tutta Europa, non nuova ma nettamente accelerata con l’aggravarsi della crisi.
Sul Referendum in sé cosa possiamo dire se non che la sua importanza come istituto di democrazia diretta ce la insegnano le lotte politiche che hanno cambiato la faccia di questo paese nei decenni passati? Dai referendum come quello sul divorzio (’74) o sull’interruzione di gravidanza (’81), passando per quelli contro le modifiche costituzionali del governo Berlusconi nel 2006 o per il diritto all’acqua pubblica nel 2011.
Passaggi come questo mettono nero su bianco quelli che sono i rapporti di potere di uno Stato. E, ad oggi, questi sono decisamente sfavorevoli alla maggioranza della classe lavoratrice!
Allora il paese proveniva da cicli di lotte partecipati e determinati, che hanno, col Referendum, fissato delle conquiste sul piano legislativo.
Quello di oggi tratta di un passaggio paragonabile all’approvazione del Jobs Act, che non ha certo innovato il mercato del lavoro, ma ne ha fissato anzi le regole affermatisi con anni di delocalizzazioni, accordi sindacali al ribasso, deregolamentazione, assenza di controlli ed appalti selvaggi. Ciò che ha portato il Jobs Act altro non è che l’impossibilità per i lavoratori vittima di abusi di appellarsi al potere giudiziario.
Ma l’importanza politica di questo referendum è Renzi stesso ad avercelo dimostrato: il calo della fiducia popolare nella classe dirigente ha rivolto l’aut aut di Renzi (“o passa la riforma o mi ritiro”) contro sé stesso, costringendolo alla retromarcia, così oggi si rimangia la promessa.
Ma noi… cavalchiamo l’onda! Sia per un successo del NO alle urne ma soprattutto affinché questo rifiuto sia qualcosa di più, affinché sia un NO costituente!
Come dicevamo sopra questa riforma disegna un impianto istituzionale funzionale alla nuova governance della crisi, una crisi configuratasi oramai come stasi, in quanto dopo anni di neutralizzazione della politica e di assoggettamento della società tramite il giogo del debito, una nuova fase va aprendosi.
Il potere in questa nuova fase si sta armando di tutti i mezzi necessari per portare avanti le politiche di lacrime e sangue, noi dobbiamo organizzarci come soggettività sociale ampia, che comprenda tutti coloro i quali di queste politiche sono stati vittime, una soggettività che dicendo NO affermi i propri valori dal basso.
E allora se ne abbiamo abbastanza di Renzi e del PD, con questo Referendum vogliamo imporre che almeno una delle promesse del Presidente del Consiglio venga mantenuta: CON LA VITTORIA DEL NO, DOVRA’ DIMETTERSI!
Ci sono tanti modi di dire NO: il nostro non sarà un NO per la conservazione -come avviene per molti “agitatori” di forza italia o anche peggio, presenti troppo spesso in tv, ma in realtà interessati solo a sostituire Renzi- è anzi certamente vero che la vera conservazione è rappresentata da questa riforma voluta da una classe dirigente che tenta di tenersi stretta il potere con le unghie e con i denti, con mezzi legali ed illegali.
IL NOSTRO NO RICHIAMA IL PROGRESSO AFFERMATO OGNI QUALVOLTA CI SI OPPONE AD UN’OPPRESSIONE: la Resistenza, le rivoluzioni, le insurrezioni contro dittature e dispotismi sono stati NO costituenti al pari dell’OXI greco per un’Europa dei popoli ed il NO alla dittatura di Pinochet in Cile.
Ma per rendere un NO costituente di una nuova fase di lotta e nuove conquiste dobbiamo impegnarci tutte e tutti, facendo informazione porta a porta, nelle piazze, quotidianamente.
Costruiamo una nuova fase politica, VOTIAMO NO E MANDIAMOLO A CASA!
Prossimo appuntamento a Sabato 5 Dicembre
h 13.00 PRANZO in Polveriera con materiale informativo
h 16.00 Ritrovo per CONTESTARE RENZI ALLA LEOPOLDA!
QUI Link a dossier “In 8 punti le ragioni del NO” di PerUnAltraCittà – Firenze
QUI Link ad approfondimento “A chi serve la governabilità” di Il Tafferuglio – Lucca
QUI Link a materiali scaricabili (volantini, manifesti…) “Il popolo dice NO” di Ex-Opg Je so pazzo – Napoli

4 nov 1966 – 2016, Cinquant’anni dall’alluvione: quello che resta.

A fronte del trionfalismo istituzionale utilizzato per commemorare il cinquantesimo anniversario dell’alluvione di Firenze, sentiamo la necessità di dar vita ad una contro-celebrazione volta a mettere in luce le dinamiche di svendita della città innescatesi in seguito all’evento del 4 novembre 1966. Questo consente di sviluppare riflessioni sullo stato di fatto, sia dal punto di vista sociale che ambientale; inoltre è un’occasione per ribadire l’importanza di una visione integrata del territorio e delle lotte per la sua rivendicazione.
  
PROGRAMMA:
CAMMINATA NEI LUOGHI SIMBOLO DELL’ALLUVIONE
ore 15:00 – 16:30
– Piazza Santa Croce;
– Biblioteca Nazionale;
– Piazza Ciompi
INTERVENTI, DIBATTITO, PROIEZIONE DEL VIDEO “NON SIAMO ANGELI”, 
presso La Polveriera Spazio Comune, ore 17:00 – 20:30
Interverranno:
– Roberto Budini Gattai, docente di urbanistica presso l’Università di Firenze, Facoltà di Architettura
– Vincenzo Simoni, Unione Inquilini
– Lorenzo Bargellini, Movimento di Lotta per la Casa
– Sergio Canfailla e Lorenzo Giudici, autori del video “Non siamo angeli”
CENA POPOLARE IN POLVERIERA  + MUSICA DAL VIVO, presso La Polveriera Spazio Comune
ore 20:30 – 22.30

Men.SA: Mense Sociali Autogestite – 28 Ottobre in Polveriera

Diverse realtà autogestite della città di Firenze e di comuni limitrofi si sono incontrate per realizzare un progetto che tenta di costruire uno spazio sociale autonomo caratterizzato da relazioni mutuali e nel quale lo scambio monetario sia fortemente ridimensionato.

Obiettivo del progetto non è solo il tentativo di dare vita ad una forma di economia alternativa, ma anche quello di fare incontrare persone che sempre più ripudiano una società che santifica il denaro ed induce ad una compulsiva ricerca di prodotti ed averi spacciati come fonte di felicità. Siamo infatti convinti che solo azioni ed iniziative dal basso, condivise da tanti, possano portare ad una trasformazione che ponga al centro l’essere umano anziché le merci e il denaro.

Men.SA fa parte di questo ampio progetto. Si tratta di mense o cucine popolari autogestite che utilizzano prodotti a km Zero, provenienti da realtà contadine come quelle aderenti a Genuino Clandestino che coltivano e producono nel rispetto del lavoro, della terra e della qualità dei prodotti.

Crediamo fortemente nel principio dell’autogestione e ripudiamo ogni forma di leadership, per questo ognuno può entrare a fare parte di questo progetto, se ne condivide l’ispirazione.

Men.SA offre la possibilità di consumare un pasto preparato con prodotti di qualità al costo di 3 euro. Ma sarà possibile usufruirne anche offrendo in cambio il proprio contributo sulla base delle proprie passioni, abilità e competenze, diventando parte attiva occasionale o permanente all’interno delle cucine popolari, nella coltivazione degli orti che le riforniscono o svolgendo qualsiasi altra mansione ritenuta utile.

Men.SA si rivolge quindi a tutti: lavoratori che, in pausa pranzo, sono spesso costretti a mangiare “cibo spazzatura”; studenti stanchi di discutibili mense universitarie o costretti ad ingurgitare panini a costi elevati; disoccupati, clandestini, immigrati che dicono no all’assistenzialismo ed hanno voglia di creare qualcosa, che dicono no ad una società che li ha posti ai margini; a tutti coloro che non si rassegnano ed hanno voglia di partecipare, decidendone in comune le modalità di sviluppo, alla costruzione di un’altra società e di un altro mondo.

UNGHERIA 56, LA RIVOLUZIONE DIFFAMATA, giovedì 27 con CortoCircuito e Marxpedia

Ungheria 1956, la rivoluzione diffamata
QUI il volantino in Pdf
È vero come afferma la storiografia ufficiale, che vede concordi stalinisti, capitalisti ed estrema destra, che la RIVOLUZIONE ungherese fu una sollevazione fascista e filo-capitalista?
Davvero il ’56 ungherese fu l’anticipazione del 1989? O invece fu l’esatto opposto, il momento in cui era ancora possibile provare a disegnare un’alternativa, fra il capitalismo occidentale e il regime burocratico sovietico, quella della democrazia operaia?
Analizzare quali furono le forze sociali che caratterizzarono quel processo, le forme di lotta di cui si dotarono e le rivendicazioni che posero, ci serve per comprendere la natura profonda di quel movimento e la ragione per cui fu represso dai carri armati russi sotto lo sguardo indifferente dell’occidente.
Sapere oggi cosa mancò a quel movimento per affermare il trionfo della rivoluzione, permette di organizzarsi di conseguenza.
Ne discutiamo insieme
Giovedì 27 Ottobre alla POLVERIERA SPAZIOCOMUNE, in via S. Reparata 12

H 19,00 Apericena, H 20,15 dibattito