Archivi categoria: Letteratura sociale

Dal 2015 la Polveriera Spazio Comune organizza nei suoi spazi il Festival di letteratura sociale.
Qui potete trovare tutte le nostre iniziative e notizie riguardanti il tema.

GLI ZINGARI E IL RINASCIMENTO di Antonio Tabucchi

“Sono privi di tutto. Non hanno nessun tipo di infrastruttura (acqua, elettricità, fognature, assistenza), né di sussistenza. Spesso neppure i documenti che provino che esistono come creature. Solo il loro corpo testimonia che ci sono persone vive, in questo breve deserto senza alberi e senza erba che è loro concesso a questo mondo dalla rinascimentale città di Firenze”

Edizioni Piagge ripubblica il reportage di Antonio Tabucchi “Gli zingari e il rinascimento” sulla disumanità di condizioni di vita a cui è costretto il popolo rom per – nelle parole di Alessandro Santoro – “la sciatteria e il perbenismo di Firenze e del nostro Belpaese, per la mancanza di ascolto e di lungimiranza politica delle nostre istituzioni”.
Libro quanto mai attuale il cui sguardo alle dinamiche politiche e culturali affonda una critica severa alle istituzioni cittadine e alla classe politica che le amministra, viene ripubblicato a distanza di venti anni con una nuova prefazione di Salvatore Settis e un racconto inedito di Antonio Tabucchi.

Presto lo troverete nella biblioteca di Polveriera

ZOMBIECITY. Strategie Urbane di sopravvivenza agli zombie e alla crisi climatica curato da Aleddandro Melis

Fra le case editrici che stimiamo maggiormente e leggiamo di più c’è sicuramente D Editore, con i suoi titoli sempre interessanti e molto attenti alle dinamiche dell’attualità.

“Zombiecity. Strategie urbane di sopravvivenza agli zombie e alla crisi climatica” curato da Alessandro Melis è uno degli ultimi saggi che abbiamo aggiunto alla nostra biblioteca!

«ZombieCity è l’ultima possibilità di sopravvivenza del genere umano sulla Terra. La catastrofe biologica è iniziata, l’attacco virale è inarrestabile ed ha ormai raggiunto l’ultimo stadio, il punto di non ritorno».

Le conseguenze più drammatiche del cosiddetto sviluppo stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del genere umano: dissesti idrogeologici, desertificazione, uragani, ma anche sommosse, terrorismo e pandemie dimostrano che le nostre città non sono attrezzate per far fronte agli imprevisti più catastrofici. Di fronte a questo scenario, parlare di zombie, può non apparire una priorità. Eppure, l’immaginario può essere usato come metafora per stimolare studenti e professionisti a interrogarsi sulle opportunità offerte dalle distopie.

Nato da una ricerca avviata nel 2012, aggiornato oggi alla luce delle conseguenze urbane del coronavirus e del movimento Black Lives Matter e con gli interventi di otto ricercatrici e ricercatori, ZombieCity studia le crisi in atto per catalogare gli strumenti progettuali utili alla vita su questo pianeta, cercando soluzioni concrete, sia strategiche che tecnologiche, che mirino alla creazione di una società in cui la felicità sia garantita non dalla crescita economica, ma dalla crescita della qualità della vita.
Puoi acquistarlo dal sito della casa editrice!
https://deditore.com/prodotto/zombiecity/?fbclid=IwAR0UCNoiC-nU6U2ONk8UOfJFtzPsyFLBuIvbNz8_XTb9qwyTiip5a9yGG6g

CHAV, Solidarietà coatta di D. Hunter

“Chav. Solidarietà coatta” di D.Hunter (Edizioni Alegre) tradotto da Alberto Prunetti
è un altro titolo importante uscito quest’anno che abbiamo presentato al Festival di letteratura sociale e che potete trovare nella bilioteca di Polveriera.

Qui una recensione di Christian Raimo su Minima&moralia

Che Chav fosse un libro così bello e importante non me la aspettavo. Immaginavo che questo breve memoir di D.Hunter fosse un testo rappresentativo, anche paradigmatico della riflessione della working class alla fine del novecento operaio; il sottotitolo italiano Solidarietà coatta prova a tenere insieme la forza del neologismo ma anche il senso della nuova soggettivazione politica che D.Hunter invoca: chav in inglese è un termine gergale di origine incerta, che vulgata vuole indicare i Council House And Violent, i proletari violenti che vivono nelle case popolari (Owen Jones nel 2011 sdoganò questo termine con un bellissimo saggio colpevolmente ancora non tradotto in italiano, Chavs: The Demonization of the Working Class).
Invece qui abbiamo un piccolo classico: un romanzo di formazione, un manifesto politico, un libro per ragazzi, un saggio sulle questioni di genere. In Chav gli elementi biografici sono così esemplari da rendere quello che si presenta come un testo d’occasione nel filone che Alberto Prunetti, il direttore della collana di Alegre per cui è uscito, chiama working class fiction, in una pietra angolare per chi vuole ragionare su cosa vuol dire fare politica oggi.
E proviamo a spiegare perché questo testo sia così rilevante. Prima ragione è la smodata sincerità di D.Hunter. Siamo abituati a un discorso politico che fa della performance, della retorica, della sua capacità comunicativa la sua natura; ciò che è grezzo viene spesso considerato apolitico o al massimo prepolitico. E invece ogni tanto mi sono ritrovato a dovermi fermare per appuntarmi le sintesi che D.Hunter faceva della sua vita e le sentenziali analisi politiche che ne ricavava.
(“La prima volta che ho fatto sesso per denaro avevo dieci anni, l’ultima volta ne avevo quindici. Per tre anni è stata la principale fonte di reddito a casa di mia madre, prima di diventare più abile nello spaccio e nei furti. Anche mia madre faceva sesso per denaro, ma poi quei soldi finivano in eroina, in alcolici, e una fetta andava al tipo che la sfruttava. Per questo dovevo trovare un modo per garantire cibo a me e alle mie sorelle, comprare vestiti per andare a scuola, evitare che il contatore elettrico a pagamento arrivasse a zero. È stata mia mamma che mi ha spinto a farlo, le prime volte”/ “I nostri corpi sono intrisi di connotazioni di classe, e i corpi delle persone senza capitale valgono meno. Per questo possono smontare i nostri corpi, possono comprarli e venderli, imprigionarli e poi lasciarli andare. E tutto questo ha per loro poca importanza”).
La seconda ragione è la sua intelligenza nel riconoscere sempre di essere una parte della catena di potere: anche da oppresso, la responsabilità di essere oppressore. Nell’era del vittimismo, sono strazianti le pagine in cui racconta la serie di umiliazioni che ha subito tra riformatori, abusi, carceri minorili, povertà, e poi ricorda il privilegio di essere un maschio bianco (“non conosco nessun nero o nera d’estrazione working class che ce l’abbia fatta, anche se sicuramente qualcuno ci sarà, ma son certo che per loro è stato più difficile che per me”).
La terza ragione è l’attenzione politica con cui viene applicata una teoria gramsciana ai movimenti di sinistra degli ultimi trent’anni. D.Hunter incontra I quaderni dal carcere in un letto d’ospedale (“Nella corsia c’erano dei libri. Cominciai con difficoltà a sforzarmi di leggerli. Dai tempi delle scuole elementari non avevo più letto nulla. Poi mi passarono i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci. A quel punto presi tutta un’altra strada. Metà del libro mi volò letteralmente in testa. Lo leggevo a passo di lumaca, sillabando le parole a voce alta, ricorrendo al vocabolario ogni due frasi, ma andavo avanti”) ed è chiaro come sviluppi da lì una chiave di critica politica tanto alle ideologie del potere quanto all’inefficacia delle mobilitazioni nella lunga fase neoliberista (“Con poche eccezioni i movimenti e le campagne con un programma di liberazio‐ ne e cambiamento sono deboli. Hanno poco o nessun potere e ripetono gli stessi schemi. Pretendono di rappresentare il popolo. Sostengono di parlare a nome delle persone marginalizzate, si atteggiano a bussola morale del paese e agiscono, si muovono e parlano sempre alla stessa maniera. Parlano di “sensibilizzare le coscienze” allo stesso modo in cui altre persone parlano di lavare i piatti […] Non rischiano nulla, la loro sopravvivenza non è a rischio. Avranno sicuramente le loro ferite psicologiche, vivendo in una società capitalista, ma ricevono anche ampie compensazioni”).
Anche qui non si parla di ferite psicologiche per caso; Chav è un libro pieno di dolore e di riflessioni sul dolore. Non può esistere politica ci dice se non ci stanno a cuore il disagio mentale, l’abuso sull’infanzia, la condizione di isolamento, la povertà assoluta, la violenza subita e inferta. E soprattutto non può esistere politica se non riconosciamo le condizioni che ci servono a emanciparci; condividiamo la nostra storia di oppressioni e i modi in cui abbiamo cercato di liberarci.

https://www.minimaetmoralia.it/…/chav-un-classico…/

ACCIAIO di Silvia Avallone

“Acciaio” è un intenso romanzo working class con cui Silvia Avallone ha esordito nel 2015 vincendo numerosi premi letterari. Narra una vicenda di amore e amicizia che si sviluppa all’ombra dei forni delle acciaierie livornesi, esplorando le dinamiche e le condizioni di vita della classe operaia, condizioni che determinano fortemente i percorsi personali, familiari e sociali, e delimitano irrimediabilmente le possibilità del presente e del futuro dell’esistenza persone.

Presente in biblioteca!

D’AMORE E DI LOTTA di Audre Lorde

“D’amore e di lotta” è una selezione di poesie dalle numerose raccolte di Audre Lorde – poeta, femminista, Nera, madre, guerriera, lesbica: così lei stessa si definiva; i suoi scritti negli anni ‘70 e ‘80 hanno ispirato generazioni di donne Nere, femministe e attivist* lgbtq in tutto il mondo. Audre Lorde mette in crisi la presunta universalità del femminismo in favore di una visione intersezionale che mette in risalto le differenze, non solo di genere e orientamento sessuale, ma anche di colore della pelle, vissuto e classe sociale, precorrendo una serie di tematiche che caratterizzano l’approccio queer.

Trovate questa antologia edita da Le Lettere nella biblioteca di Polveriera.
Le poesie sono state tradotte dal collettivo WIT – Women In Translation, che ci ha donato il prezioso volume!

SINDROME DI PETER PUNK, di Alessandro Meo “Sante”

Abbiamo aggiunto al catalogo questo importante libro scritto da Alessandro Meo “Sante” edito da Kairós Edizioni.

Questo libro è “un esercizio per l’immaginazione” come afferma l’autore, che attraverso 14 racconti che si muovono tra fantasia e realtà ci conducono in tutto il mondo: dal Cile nel porto di Valparaíso durante gli anni ˈ50 fino a Lisbona durante la Liberazione del 25 aprile del ˈ74, passando per il periodo della quarantena italiana.
Il tutto con le illustrazioni di Alessandro Eusebi, Bastian Contrario, Chew-z, Erica Silvestri, ERRE PUSH, ILL Nano, M., Sabina Salussolia, Stefania Mapu-lab e Viola Delfina che corredano i racconti.

I proventi delle vendite verranno devoluti a sostegno del Sistema Educativo Autonomo Zapatista.

Il Festival è finito, Viva il Festival!

Ed eccoci a tirare il fiato e a fare le somme, per il quinto anno consecutivo, dopo il Festival della lettura sociale.
Tra le molte novità che abbiamo proposto certamente ce nè una che ha avuto un ruolo di primo piano ed è semplicemente il luogo nel quale si è svolta la tre giorni: il chiostro della Badessa. Bellissimo chiostro seicentesco, chiuso al pubblico più di tre anni fa, privatizzato e affittato, sottratto alla città e al quartiere per miopi politiche di deresponsabilizzazione direttamente collegabili all’Assessorato Regionale alla Cultura e più in generale all’amministrazione regionale. Non è certo questo il momento per portare all’attenzione l’incopetenza delle istituzioni nella gestione del patrimonio pubblico, chi volesse approfondire la questione può facilmente trovare maggiori informazione sul sito della Polveriera, ma sicuramente è il momento di ribadire ancora una volta che l’antidoto all’incuria e all’abbandono causata dai dinosauri incartapecoriti e burocratizzati è – e rimane sempre – l’AUTOGESTIONE, e la tre giorni appena passata ne è la dimostrazione.
Questo comunicato vorrebbe essere un ringraziamento, ma non è semplice, visto che non ci riconosciamo in persone singole bensì in un’entità fluida e collettiva e che la riuscita di tale evento è frutto dell’impegno e della creatività di tantissime persone: da chi ha scritto i libri presentati a chi ha allestito lo spazio, a chi ha dato una mano a smontare il palco o a tirare un cavo… Insomma, se volessimo ringraziare qualcuno o qualcosa dovremmo ancora rendere lode alle pratiche che faticosamente, tra mille ostacoli e imprevisti, cerchiamo di portare avanti.
Ok, siamo molto generici e per chi non si accontenta proviamo a scendere più nel particolare.
Ringraziamo innanzitutto le case editrici che da cinque anni sostengono l’iniziativa proponendo testi di altissima qualità e che vengono ogni anno cariche di entusiasmo a presentare e discutere temi senza richiedere e ricevere in cambio vil denaro.
Ringraziamo le riviste e i collettivi della città che hanno riempito il loggiato con distro e banchini pieni di fantastiche idee messe su carta.
Ringraziamo chi si è avvicinato e ha partecipato ai dibattiti contribuendo al processo culturale per eccellenza, dato dalla mescolanza spontanea di idee e pensieri.
Ringraziamo chi ha tenuto gli spettacoli serali che hanno dato un’aura poetica e a tratti mitologica a un’ambiente che già di per sé lascia con il fiato sospeso. 
Ringraziamo le persone del quartire che si sono avvicinate e che hanno avuto modo, alcune per la prima volta, di assaporare uno spazio della città vicino ma fino ad allora sconosciuto.
Ringraziamo la dirigenza dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio, ente che gestisce il complesso di Sant’apollonia, per aver fatto di tutto, ancora una volta, per mettere i bastoni tra le ruote a persone coscienziose che sposano la pratica della libera associazione.
Ringraziamo il tempo che non è stato poi così clemente e dunque deviamo i ringraziamenti a chi ha progettato il chiostro, facendoci costruire degli ampi loggiati sostenuti da ampie volte che hanno portato riparo a persone e libri.
Come vedete non è facile né forse possibile ringraziare qualcun* in un evento che riesce ogni anno a irrompere sulla scena culturale fiorentina solo grazie alla collaborazione tra menti e corpi libere e dunque vi dovrete accontentare di queste generiche parole. 
Una cosa, però, ci teniamo a dirla: per noi il Festival della letteratura sociale è una boccata d’aria fresca che ci riempie mente e spirito, ci riattiva i muscoli affaticati da una realtà oppressiva e priva di sbocchi, permettendoci di affrontare il futuro con una buona dose di speranza infusa proprio dalle parole e dai pensieri che escono dalla bocca e dagli occhi di chi ha attraversato il chiostro durante i tre giorni, ci fa venire voglia di metterci al lavoro per la prossima edizione che proviamo a immaginare ancora più ricca, appassionante e coinvolgente.
Il Festival di letteratura non ha fruitor* o organizzator*, ma solo partecipant* attiv*. Segui la preparazione del festival con le assemblee pubbliche, organizzati, partecipa, lotta.
A prestissimo
La comunità che organizza il Festival

5° Festival di Letteratura Sociale 2-3-4 ottobre 2020

Dicevamo… Per la quinta volta ci ritroviamo a tirare le fila di un anno di lotta, di solidarietà e autogestione, seduti sui divani della Polveriera SpazioComune. Quinta edizione e forse ultima, se il progetto di ristrutturazione di Sant’Apollonia non includerà le richieste non solo nostre, ma dell’intero quartiere e di un’intera comunità che travalica e travolge le barriere fisiche e giuridiche: una comunità diffusa fatta di persone, menti critiche e attive, progetti rivoluzionari, spazi occupati e liberati, percorsi di autogestione e autodeterminazione, collettivi, associazioni, coordinamenti, comitati, assemblee, feste pazzesche, notti d’amore… Una comunità che vive e vuole vivere autonomamente, in modo libero e sostenibile, o, con una parola che ci piace: responsabile. Di certo non staremo inermi ad aspettare l’esito di decisioni altrui: resistere, contrattaccare!

Ci eravamo riaggiornati a inizio maggio con la fiducia e la prudenza necessarie (QUI) e dando continuità al festival con la trasmissione radiofonica POIUYT – Lettere contrarie e con il progetto di giornate letterarie mensili per tutto l’anno a venire.
Adesso finalmente ci siamo! Siamo orgoglios* di potervi presentare il programma del QUINTO FESTIVAL DI LETTERATURA SOCIALE!

“Per fare un festival di letteratura sociale serve prima avere uno spazio libero dai vincoli imposti dal mondo ipercommerciale in cui si vive. Per fare cose invise al potere bisogna riappropriarsi dei tempi e degli spazi che il potere continuamente erode al fine di assoggettarci, renderci schiavi di ore lavorative e paure, tapparci gli occhi e le orecchie con imposture mediatiche e repressione. E se per emanciparci da queste storture abbiamo fatto qualcosa di illegale… pace, noi abbiamo cose più importanti a cui pensare che le loro leggi: la libertà, l’uguaglianza, la sostenibilità, la solidarietà, l’autodeterminazione, la bellezza, la partecipazione, l’amore, il diritto di vivere dignitosamente e perché no di provare a essere felici senza remore, senza timore di subire ingiustizia e discriminazione.
E poi ci sono i libri, questi vascelli di comunione, questi messaggi da un altrove concreto e plausibile che ci chiedono di essere partecipi, di parteggiare, cioè prendere parte a questa inesauribile lotta per l’umano-vegetale-minerale bene, e tocca a noi rispondere, rispondere alzando la voce: al contrattacco! Essere tante gocce per trasformare questa perenne umidità in un vero temporale e così spazzare via ogni discriminazione, ogni ingiustizia, ogni violenza e ogni terrore, antifascisti sempre, su ogni fronte contro ogni prevaricazione.” La Polveriera Spazio Comune

VENERDì 2
h18 – Le città invivibili, di e con Firenze NoCost
h20 – Cena di autofinanziamento
dalle 21 – StandUp Comedy con:
Andrea Paone,
LO SGARGABONZI

SABATO 3
h15,30 – presentazione: “Chav. Solidarietà coatta” di D. HUNTER, (Alegre 2020), con Alberto Prunetti e  WuMing4.
h17,00 – presentazione: “Miti e molotov. Interviste su anarchia e narrativa” di MARGARET KILLJOY (Contrabbandiera 2020), con Edoardo Rialti e Pinche.
h18,00 – presentazione: “Nel girone dei bestemmiatori. Una commedia operaia” di e con ALBERTO PRUNETTI (Laterza 2020).
h19,30 – presentazione: “La scrittura non si insegna” di e con VANNI SANTONI (MinimumFax 2020).
h20,30 – Cena di autofinanziamento
dalle 21,30 – SERATA DANTESCA a cura di Edoardo Rialti, direttore del commento collettivo alla Commedia curato su L’Indiscreto

DOMENICA 4
h15,30 – presentazione: “Contro l’identità italiana” di e con CHRISTIAN RAIMO (Einaudi 2019)
h17 – presentazione “Gli anni incerti. Canzone di fine millennio” di e con EMILIANO DOMINICI (Effequ, 2020) e Simona Baldanzi.
h18 – presentazione: “Disagiotopia. Malessere, precarietà ed esclusione nel tardo capitalismo” di e con FLORENCIA ANDREOLA (D Editore, 2020)
h20 – cena di autofinanziamento
h21 – spettacolo teatrale: “Quark room”, una riflessione autocritica sulla violenza a cura di alcuni partecipanti del laboratorio teatrale Post Work e Valdisieve in transizione
Dalle 22 – SERATA POETICA a cura di Affluenti

> Il festival è autogestito e autofinanziato dalla comunità che lo anima. Non ci sono gestori e fruitori, ma solo partecipanti. Anche per questo, l’ingresso agli eventi sarà sempre libero e gratuito.
> Vuoi dare una mano? Grande! Scrivici o presentati quando arrivi! Aiutaci a rendere sostenibile l’evento.
> Tutto il ricavato del bar e delle cene servirà a rimborsare gli ospiti e – se avanza qualche spicciolo – a finanziare le attvità future dello spazio.
> Tutto il festival sarà trasmesso in diretta streaming su wombat.noblogs.org

La Polveriera è uno spazio autogestito, una zona temporaneamente autonoma e chi ci transita è responsabile che le giornate del festival si svolgano nel rispetto dell’antisessismo, antirazzismo e antifascimo. Se subisci o assisti a episodi di oppressione, aggressione, discriminazione o altre dinamiche non consensuali e non sai come reagire o mitigare l’attacco, conta sul sostegno di tutta la comunità e non esitare a richiamare pubblicamente l’attenzione e chiedere aiuto.
*Per la prima volta il festival si svogerà all’aperto, nel chiostro liberato quest’estate, per riappropriarsi di un bene pubblico e poter garantire il rispetto delle norme di sicurezza che il momento storico ci impone.

 

POIUYT – LETTERE CONTRARIE! SECONDA PUNTATA

Seconda puntata di Poiuyt dedicata alla nuova antologia di poesia di Affluenti.
Anche oggi tanti versi in anteprima, con la voce e la penna di:

– Laura Ramaschi
– Eleonora Falchi
– Enrico Cavalloni
– Sara Moran
– Amira Di Costanzo

E, in apertura, i consigli delle autrici intervistate la scorsa settimana.

Ascolta il podcast!

“Poiuyt – Lettere Contrarie” – Puntata del 14-6-2020